Cronaca
21 Maggio 2025
Un'ora di interrogatorio davanti al gup Andrea Migliorelli per la morte del 29enne Lorenzo Lodi. L'agente ha riferito di aver ricevuto la consegna per implementare il controllo del detenuto quando ormai era già troppo tardi

Suicidio in cella. Il poliziotto penitenziario a processo: “Non ho colpe”

di Davide Soattin | 3 min

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Era finito alla sbarra con la duplice accusa di appropriazione indebita e danneggiamento. Ma alla fine - durante l'udienza predibattimentale di ieri (martedì 20 maggio) - il giudice del tribunale di Ferrara ha dichiarato sentenza di non luogo a procedere nei propri confronti per intervenuta prescrizione

Sentito per oltre un’ora, davanti al gup Andrea Migliorelli del tribunale di Ferrara, ieri mattina (martedì 20 maggio) l’agente Giuseppe Palermo della polizia penitenziaria ha fornito la propria versione dei fatti, respingendo le accuse che la Procura muove nei propri confronti per la morte del 29enne Lorenzo Lodi, il giovane che si tolse la vita in una cella della sezione Nuovi Giunti del carcere di via Arginone, dove era stato trasferito – a seguito di un arresto – nella giornata del 1° settembre 2021.

In aula, l’agente – che quel giorno era in turno dalle 8 alle 16 – ha riferito di aver ricevuto l’ordine di servizio relativo alla necessità di passare almeno ogni venti minuti per controllare Lodi solamente alle 14.30, quando ormai era già troppo tardi. Arrivato davanti alla cella del 29enne infatti, dopo aver ricevuto la consegna, il poliziotto penitenziario ha raccontato di aver trovato davanti a sé il corpo del detenuto che era già senza vita, non potendo fare nulla per impedirne il suicidio.

La versione fornita dall’imputato è supportata anche da un documento prodotto durante l’udienza preliminare dello scorso 4 marzo e che – insieme alla richiesta di interrogatorio – ha rappresentato le due principali condizioni con cui la difesa, rappresentata dall’avvocato Alberto Bova, ha chiesto il rito abbreviato per il proprio assistito, unico rimasto sotto accusa dopo che il gip aveva disposto l’archiviazione per la comandante della polizia penitenziaria, un’ispettrice e il medico del carcere.

Secondo l’accusa, l’agente 34enne avrebbe violato gli ordini del comandante Annalisa Gadaleta relativamente alla necessità di passare almeno ogni venti minuti per controllare il detenuto che, nel frattempo, dopo un colloquio con la dottoressa della struttura, era stato ritenuto ad alto rischio suicidario. Nei propri confronti quindi la polizia penitenziaria decise di cambiare le disposizioni e la sorveglianza passò a ‘grande’ fino a una successiva rivalutazione del quadro psicologico.

Per la Procura di Ferrara però – questa la contestazione con cui è stato portato davanti al giudice – Palermo avrebbe omesso di vigilarlo adeguatamente nel periodo tra le 11.31 e le 14.50, quando è stato trovato morto. Un quadro accusatorio che la difesa ha sempre contestato, ritenendo l’agente estraneo alle accuse che gli sono state mosse.

Lodi venne arrestato il 31 agosto del 2021. Arrivati a casa del ragazzo i militari avevano trovato 2 kg di marjuana, un etto e mezzo di hashish, 16mila euro in contanti e una pistola Tanfoglio calibro 9 che Lodi consegnò spontaneamente dopo averla recuperata in auto. Una volta in cella avrebbe avuto tre ore di tempo per costruire con un lenzuolo e due manici di scopa il marchingegno con cui si tolse la vita.

Prossima udienza fissata il 14 ottobre, quando inizierà la discussione.

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