di Riccardo Giori
La scuola di Viale K in via Mura di Porta Po ha ospitato la presentazione del libro Per un comunismo della cura di Gian Andrea Franchi, evento organizzato da diverse realtà dell’associazionismo ferrarese tra cui Mediterranea Saving Humans, Cittadini del Mondo, Biblioteca Popolare Giardino e il collettivo Per Un Ponte di Corpi.
Classe 1936, Gian Andrea Franchi è un filosofo e attivista italiano noto per il suo impegno umanitario a Trieste, dove assiste i migranti in arrivo dalla rotta balcanica. Dopo una lunga carriera come docente di filosofia nei licei del Friuli e dell’Emilia-Romagna, ha dedicato la sua vita alla solidarietà attiva, fondando nel 2019, insieme alla moglie Lorena Fornasir, l’associazione “Linea d’Ombra” che opera quotidianamente nella “Piazza del Mondo” di Trieste, offrendo supporto sanitario, cibo e vestiario ai migranti che giungono in città dopo lunghi e difficili viaggi e che a Trieste trovavano riparo nel silos adiacente alla stazione ferroviaria (sgomberato e sigillato a fine 2024) tra fango, topi e sporcizia. Nel 2021 Franchi è stato indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dopo aver ospitato per due notti una famiglia curdo-iraniana. L’inchiesta è stata successivamente archiviata, ma l’episodio ha sollevato non pochi interrogativi sul trattamento riservato a chi si impegna nell’assistenza ai migranti.
Il saggio, pubblicato da DeriveApprodi nel febbraio 2025, rappresenta una riflessione profonda sull’esperienza decennale dell’autore e dell’associazione Linea d’Ombra nel supporto alle persone migranti arrivate in Italia dalla rotta balcanica, e propone una rilettura della tradizione comunista intesa come la capacità di creare comunità dal basso, un punto di partenza che non parta da una ideologia ma bensì da una esperienza nella quale la centralità del concetto di “cura” sia il fondamento per la costruzione di nuove forme di comunità e resistenza sociale.
Durante la presentazione, alla quale hanno partecipato anche Luca Greco (Segretario FILT CGIL Ferrara e attivista di Mediterranea) e Alessandra Annoni (Docente Unife di diritto internazionale), Franchi ha condiviso testimonianze toccanti delle attività svolte a Trieste, dove, insieme a Lorena Fornasir, ha offerto assistenza ai migranti. “La prima volta che incontrai queste persone non sapevo cosa fare” racconta Franchi, “con i miei studenti sapevo come comportarmi ma con questi ragazzi, spesso giovanissimi che arrivavano con il fisico distrutto, segnato dalle ferite di un viaggio allucinante e che non parlavano la mia lingua non sapevo davvero cosa fare. Così Lorena senza dire una parola ha tolto loro le scarpe e ha iniziato a curare le ferite che avevano ai piedi. Ed è stato questo gesto spontaneo a diventare l’emblema di una “rivoluzione della cura” che mira a ricostruire legami sociali e a contrastare l’indifferenza della società contemporanea”.
L’autore ha sottolineato come la cura non sia solo un’attività sanitaria o assistenziale, ma un gesto profondamente politico, che apre a relazioni di mutualismo e resistenza attiva, soprattutto in un contesto europeo sempre più segnato da chiusure e respingimenti. “Il diritto di vivere deve essere messo al primo posto e questo può succedere solo con la lotta con la resistenza e con la cura” ha poi precisato l’autore, ma “senza lotta e cura la resistenza è passiva, senza cura e resistenza prima o poi la lotta fallisce, e senza lotta e resistenza anche la cura viene meno. E il potere cercherà sempre di ostacolare e imbrigliare queste tre cose, perché il potere teme la cura, sa che ne ha bisogno ma cercherà sempre di controllarla e rinchiuderla. Basti vedere cosa sta succedendo a Gaza, e a come oltre al genocidio in atto, i processi di cura, lotta e resistenza vengano repressi nel sangue.”
L’evento ha visto la partecipazione di numerosi cittadini, attivisti e rappresentanti di organizzazioni locali, che hanno animato un dibattito vivace sulle tematiche del libro, focalizzando la discussione sull’importanza di adottare pratiche di cura come forma di resistenza e sulla necessità di costruire reti solidali per affrontare le sfide poste dalle migrazioni e dalle crisi sociali, ricordando anche l’impegno quotidiano di chi, come l’associazione Mediterranea e il progetto Per Un Ponte di Corpi, continua a battersi per un’Europa accogliente e rispettosa dei diritti umani. Franchi ha infine invitato tutti a considerare la cura come un principio trasformativo, in grado di decostruire le logiche del dominio e del capitalismo e aprire spazi per una nuova immaginazione politica, più inclusiva e meno orientata al profitto a discapito dei diritti. “La lotta da sola non basta” ha concluso poi l’autore, “ci vuole anche la capacità di costruire da subito forme di socialità alternativa, ma questo è difficile da fare perché il cambiamento soggettivo è molto più lento e complesso di quello collettivo, è più facile fare una lotta in una fabbrica piuttosto che una lotta culturale in grado di ricostruire una comunità che possa durare nel tempo”.
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