Il futuro dell’agricoltura italiana passa da Ferrara, tra vivaisti d’eccellenza e serre hi-tech. È quanto emerso nella giornata di approfondimento organizzata da Confagricoltura Ferrara, che ha visto protagonisti due poli di riferimento per l’innovazione nel settore: il Consorzio Italiano Vivaisti (CIV) a San Giuseppe di Comacchio e la Fri-El Greenhouse a Ostellato che hanno ospitato, nei giorni scorsi, una delegazione di ragazzi che frequentano la Scuola di Sviluppo Territoriale.
Ad aprire l’incontro, Francesco Manca di Confagricoltura Ferrara, che ha evidenziato il ruolo cruciale della ricerca e sviluppo per affrontare le sfide del mercato globale. Il Civ, nato oltre 40 anni fa dall’unione di tre grandi realtà del settore (Mazzoni, Salvi, Tagliani), rappresenta un esempio virtuoso di aggregazione privata a servizio dell’innovazione agricola. Il direttore generale Federico Stanzani, 31 anni, guida un team di oltre 60 persone su 60 ettari di aziende agricole sperimentali. La missione del Civ è chiara: sviluppare varietà frutticole resistenti, sostenibili e competitive, come dimostrano le sue mele “sweet resistants” (Gaia, Gemini, Smeralda, Fujion) e le fragole brevettate, con oltre 200 milioni di piante vendute in Europa. Marzio Zaccarini, responsabile produzione, ha poi illustrato l’approccio del consorzio: massimo livello scientifico, collaborazione con le università (tesi, tirocini) e accordi internazionali, tra cui uno con una startup nordamericana supportata da Google per applicare l’intelligenza artificiale alla genetica.
Nel pomeriggio, la visita si è spostata a Ostellato alla Fri-El Greenhouse, una delle serre più tecnologiche d’Europa. A fare da guida è stato Yuri Calzolari, grower dell’impianto: 30 ettari totali, suddivisi in quattro serre (due da 10 ettari, due da 5), dedicate alla coltivazione idroponica di pomodori da grappolo. Il progetto nasce dalla visione della famiglia Gosner, imprenditori altoatesini del settore idroelettrico, che dopo un viaggio in Olanda hanno deciso di portare in Italia il modello delle serre industriali. Dopo una prima apertura a Crevalcore, è nata la struttura di Ostellato, che rappresenta un capolavoro di efficienza agricola e circolarità. Le piante – alte fino a 12 metri – sono coltivate in acqua arricchita di nutrienti, senza uso di suolo, con un sistema che recupera fino al 100% dell’acqua, di cui il 40% viene riutilizzato come nuova soluzione nutritiva. L’illuminazione a Led garantisce 11 mesi di produzione all’anno, mentre teli blackout schermano la luce per favorire una fotosintesi controllata. Il tutto è alimentato da impianti a biogas che trasformano gli scarti in energia e calore. Anche l’anidride carbonica generata viene recuperata e reimmessa nelle serre. Un perfetto esempio di economia circolare e massima resa produttiva: ogni fattore – luce, acqua, CO₂ – è monitorato al millesimo, trasformando la serra in un laboratorio vivente. Le due realtà visitate dimostrano che l’agricoltura del futuro è già presente in Emilia-Romagna: un’agricoltura capace di coniugare scienza, sostenibilità e competitività globale.
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