“Riconosciamo il valore delle iniziative menzionate nella risposta”, ma servono risposte più puntuali: con queste parole si apre l’intervento di Anna Zonari, a nome del Gruppo consiliare La Comune di Ferrara, a seguito dell‘interrogazione presentata all’assessora Scaramagli in merito all’attuazione del Regolamento comunale per la partecipazione nel governo e nella cura dei beni comuni, dopo la soppressione dell’Urban Center.
Pur apprezzando l’impegno dell’Amministrazione in alcune iniziative partecipative – come “scuole come Beni Comuni” e i progetti europei promossi dall’Unitùà Operativa Progetti Europei – il gruppo consiliare sottolinea come queste azioni, pur significative, non siano equiparabili agli strumenti previsti dal Regolamento del 2017.
“Esiste una distinzione sostanziale tra la natura delle iniziative citate e l’approccio su cui si fondano il Regolamento comunale e la Carta dei Beni Comuni”, afferma Zonari, chiarendo che tali strumenti sono nati per dare seguito all'”autonoma iniziativa dei cittadini singoli e associati”, così come previsto dal principio costituzionale di sussidiarietà.
Nel documento si evidenzia anche la centralità della Carta dei Beni Comuni, descritta come “la base e il fondamento del Regolamento”, e si ricorda come questa sottollinei l’importanza di “lasciare al cittadino la necessità del venire a galla di un’istanza”. Il Regolamento, proprio in virtù di questi presuppopsti, è stato costruito per supportare iniziative che nascono “dal basso”, attraverso forme anche spontanee e proposte formulate direttamente dai cittadini.
Il punto critico, secondo il gruppo consiliare, riguarda però l’assenza di un sistema chiaro per accedere a questi strumenti. “Dalla risposta dell’Assessora non emerge, a nostro avviso, in nessun punto, una chiara e diretta indicazione”, si legge nella nota, “di come l’Amministrazione intenda garantire la continuità e le modalità di espletamento delle funzioni precedentemente attrabuite all’Urban Center”.
Oggi sul sito del Comune è visibile un solo Patto di collaborazione attivo, fatto che, secondo La Comune, non riflette la vivacità civica di Ferrara. Per questo motivo il gruppo propone di “definire urgentemente un modello operativo e organizzativo stabile e accessibile”, che possa costituire “un unico punto di riferimento chiaro e un adeguato supporto a tutte le comunità di pratiche” presenti in città.
Infine, il gruppo consiliare si dice fiducioso che l’assessora voglia dare seguito alle sue stesse parole, avendo lei stessa elencato “gli innumerevoli benefici derivanti dai processi partecipativi”, tra cui “la trasparenza, la valorizzazione delle risorse locali, la rigenerazione urbana e la coesione sociale”. Un impegno che, sottolineano da La Comune, merita di essere concretizzato con strumenti adeguati e accessibili a tutti”.
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