di Emanuele Gessi

Horacio Czertok e il suo Contra Gigantes stanno per tornare in scena. E lo faranno dopo più di un centinaio di repliche in tre continenti, questa volta a Barco, a pochi passi dalla casa del Teatro Nucleo. La nuova rappresentazione del monodramma che interpreta in maniera originale il Don Chisciotte (mettendo in luce la concretezza e l’attualità delle ingiustizie contro cui si batteva il protagonista di Cervantes) è, infatti, in programma venerdì 16 maggio, ore 21, alla biblioteca Bassani, come evento della stagione artistica Totem 2025.

Czertok, che a Ferrara ci è arrivato alla fine degli anni ’70, e da allora ha contribuito ad animare la scena culturale come co-fondatore della compagnia teatrale di Pontelagoscuro, non ha certo dimenticato qual è il cuore pulsante dell’opera teatrale di cui lui è un one-man band assoluto: “Contra Gigantes – ha spiegato l’attore a Estense.Com – fa parte di un nostro progetto più ampio sul Chisciotte che abbiamo sviluppato in due direzioni, una opposta all’altra. Da una parte c’è il Quijote, uno spettacolo circense, radicalmente basato sull’azione, in cui rimane poco spazio per la parola. Dall’altra troviamo il Contra Gigantes, che invece mette al centro il romanzo, la letteratura e il linguaggio, con l’obiettivo di fare luce su un messaggio fondamentale del testo. Ossia che non basta l’eroismo di segnalare l’ingiustizia, ma bisogna darsi da fare ogni giorno per combatterla. E Cervantes questo ce lo ricorda in ogni capitolo”.

Fra i due spettacoli, come si capisce, corre quindi una relazione di vera complementarietà. Fra le specificità dello spettacolo-lezione di venerdì sera, un altro elemento pronto ad arricchire la performance attesa alla biblioteca Bassani, il fatto che Czertok riproporrà al pubblico la pièce per la prima volta dopo la recente notizia di esser stato insignito del premio Franco Enriquez 2025 per il miglior attore. “Si tratta di un riconoscimento – ha commentato – che è intitolato a un personaggio del sistema teatrale, cosa che noi non siamo, quindi quando l’altra parte ti riconosce un premio così importante fa molto piacere”.

A cosa si riferisca Horacio, chiamandosi fuori dalle canoniche vie espressive del teatro, pur con un genuino rispetto per quel mondo a cui si sente estraneo, risulta ben chiaro a chi conosce l’attività che lui e Teatro Nucleo hanno sviluppato in 50 anni di attività. Percorsi anticonformisti che hanno reso le produzioni una conseguenza diretta dei presupposti ideologici della compagnia: emblematico l’esempio dell’impegno con cui da oltre vent’anni il Nucleo si occupa di portare il teatro in carcere.

Risponde a questa concezione, militante e inclusiva, la scelta di chiedere, anche venerdì sera, un’offerta libera per l’ingresso allo spettacolo. Con l’obiettivo di portare avanti una missione: quella che il teatro non finisca per essere un affare di pochi eletti.