Cento
12 Maggio 2025
Durante la commemorazione organizzata da Fratelli d’Italia, accuse alla sinistra e richiami alla violenza partigiana post-bellica. Presente gran parte della dirigenza del partito, con richieste di verità storica e pacificazione nazionale

Cento, il ricordo dei fratelli Govoni si tinge di politica

di Redazione | 4 min

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di Sofia Fabbri

Cento. Una celebrazione che doveva essere priva di colore politico, ma che si è presto tinta di una precisa opinione. Il gruppo centese di Fratelli d’Italia ha organizzato il ricordo dei sette fratelli Govoni, cittadini di Cento uccisi l’11 maggio 1945 da parte di un commando partigiano.

La manifestazione si è tenuta presso il parcheggio dedicato proprio ai sette fratelli, a Cento. Presenti, oltre ai rappresentanti di FdI locali, anche il vicesindaco di Ferrara e dirigente provinciale di FdI Alessandro Balboni, i senatori di FdI Alberto Balboni e Marco Lisei, gli onorevoli Galeazzo Bignami e Mauro Malaguti, l’europarlamentare Stefano Cavedagna e il consigliere regionale Fausto Gianella. Fra il pubblico i discendenti dei fratelli Govoni, tra cui Cesare, noto esponente della destra locale, e alcuni ragazzi di Gioventù Nazionale.

Apre le celebrazioni il consigliere comunale e provinciale di FdI Alessandro Guaraldi, che ringrazia il sindaco Edoardo Accorsi di essere venuto, dimostrando che “la violenza non ha colore politico. Ricordare i fratelli Govoni non è una battaglia ideologica, ma è ricordare quello che è successo e che non deve più ripetersi. Dobbiamo ricordare a tutti che la violenza politica non è finita nel 1945, ma è andata avanti per anni. Non si è mai conclusa”. Da qui, il ricordo di Sergio Ramelli, che si protrae per tutta la manifestazione, con la richiesta di dedicare uno spazio pubblico allo studente appartenente a Gioventù Nazionale ucciso nel 1975.

L’onorevole Mauro Malaguti prende la parola con un discorso sulla pacificazione: “Avrete letto sui giornali che c’è stato un corteo di pro Palestina, Lgbt, centri sociali a Ferrara, durante le celebrazioni del 25 aprile. C’è una parte politica che non ha ancora capito che il 25 aprile deve essere la data della pacificazione; se ci metti temi divisivi, è evidente che non ci potrà mai essere pacificazione. Quando si parla di questi temi, noi passiamo per i revisionisti. Non vogliamo scrivere niente, vogliamo solo la verità storica. Chi ha commesso questi atti, come quelli ai danni dei 7 fratelli Govoni, non ha parte politica: sono sbagliati, sono criminali da condannare sia da parte della storia, che dalle parti politiche. Erano partigiani criminali”.

In seguito, la consigliera comunale Francesca Caldarone ha letto una sua lettera scritta per Cesare Govoni e sulla vicenda che ha coinvolto suo padre e i suoi zii. “Che la sinistra si inchini se riconosce la gravità della situazione”, conclude la dedica.

L’europarlamentare Stefano Cavedagna accusa subito la sinistra: “Sono passati 80 anni da quel crimine efferato, compiuto dall’ideologia comunista. La guerra era già finita, non c’era più motivo di doversi fare male, nel continuare una guerra civile fra italiani. Quell’ideologia comunista feroce, che alcuni portavano avanti per instaurare un ordine costituito comunista, ben peggiore di quello che allora vigeva tra compatrioti. Per amor di patria siamo qui a ricordare anche nei confronti di chi quel ricordo lo ha voluto negare fino a oggi”.

“Questa è una ricorrenza sempre molto sentita e molto vissuta dalla comunità centese, che si stringe intorno alla famiglia Govoni. Una famiglia che ha visto per tanto tempo la propria dignità negata nel voler celebrare le morti dei propri avi da una parte politica”, così esordisce Alessandro Balboni, vicesindaco di Ferrara e presidente provinciale di FdI. “Questa violenza portata avanti da partigiani comunisti, questo omicidio plurimo è avvenuto dopo diverso tempo dalla fine della guerra, quindi non è stato un regolamento di conti, ma un atto scientificamente studiato dai comunisti per spietatezza”. In realtà il fatto è avvenuto solamente 16 giorni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, periodo in cui i sentimenti di vendetta e di sfiducia erano ancora fortissimi, non potendo cancellare venti anni di oppressione in un secondo.

Infine, l’intervento del senatore Alberto Balboni: “Oggi possiamo esprimere liberamente la nostra opinione. Ci sono stati anni in cui pronunciare ‘sette fratelli Govoni’ voleva dire essere esclusi dal contesto civile. Cesare Govoni non l’ha mai fatto, facendo una militanza politica nel Movimento Sociale Italiano, in Alleanza Nazionale e in Fratelli d’Italia. Il suo esempio deve essere da insegnamento per tutti noi. Il conflitto politico, per quanto aspro, non deve mai degradare a scontro, odio e fatti di sangue”.

Ricorda Balboni, a proposito dei fratelli Govoni, che “L’unico dei sette a prendere parte alla Repubblica Sociale, rispondendo a una chiamata alle armi, era un ragazzo che non aveva ancora fatto in tempo a imbracciare un fucile. Tutti erano innocenti secondo il Comitato di Liberazione Nazionale, ma non è bastato per salvarli, neanche Ida, che aveva in braccio il figlio di due mesi. Chi ha compiuto questi atti voleva preparare l’avvento della Rivoluzione comunista, terrorizzando i non comunisti e portando l’Italia sotto un regime come quello dell’Unione Sovietica. Essere anticomunisti era una colpa”.

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