La Procura di Ferrara ha chiesto la condanna a un anno per l’ex vicesindaco Nicola Lodi, finito a processo per il ruspa show del 2 ottobre 2019 quando, con tanto di giornalisti al seguito, la nuova amministrazione leghista decise di sgomberare il campo nomadi di via delle Bonifiche.
La richiesta è arrivata nella tarda mattinata di venerdì 9 maggio, davanti al giudice Anna Maria Totaro del tribunale di Ferrara.
All’ex braccio destro del sindaco Fabbri che, a bordo di un’escavatrice, abbatté alcune baracche a beneficio di telecamere, il pm Ciro Alberto Savino contesta l’usurpazione di pubbliche funzioni e la violazione di norme sulla sicurezza del lavoro, reato – quest’ultimo – per cui però è stato chiesto il proscioglimento per prescrizione.
Per la prima imputazione, secondo gli inquirenti, l’ex vicesindaco – in assenza di una legittima delega e in contrasto col fine del buon andamento della pubblica amministrazione – si sarebbe di fatto auto attribuito la qualifica di committente dei lavori al posto dell’Ufficio opere pubbliche del Comune.
Per la seconda invece, stando all’impianto accusatorio, Lodi avrebbe affidato a voce i lavori senza aver predisposto alcuna nomina di coordinatore della sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione, come invece prevede il decreto legislativo 81 del 2008 che ne disciplina la materia.
L’ex vicesindaco deve inoltre anche rispondere di gestione di rifiuti non autorizzata perché avrebbe eseguito un deposito incontrollato di rifiuti pericolosi e non. Un reato che la Procura contesta anche a Marco Sortini, titolare della ditta che aveva messo a disposizione la ruspa. Per lui sono stati chiesti cinque mesi di condanna con pena sospesa.
Per il pm Savino, titolare del fascicolo di indagine, quanto avvenne il 2 ottobre 2019 in via delle Bonifiche fu “una demolizione plateale” in cui il “vero movente fu l’organizzazione di uno show”. “Lodi – ha spiegato il sostituto procuratore nella propria requisitoria – si attribuì un potere che non possedeva, e lo fece senza investiture, agendo per conto dell’amministrazione comunale”.
Di idea contraria le difese di Lodi (avvocato Carlo Bergamasco) e Sortini (avvocato Maria Spina), che hanno rispettivamente chiesto per i loro assistiti l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato e perché il fatto non sussiste.
La difesa di Lodi – con la propria arringa difensiva – ha sottolineato che lo sgombero del campo nomadi fu “molta più sostanza che cinema e comunicazione“. “L’indagine nasce da esposti di soggetti che non avevano alcun interesse di richiamare l’attenzione della Procura, ma avevano l’interesse politico di attaccare Lodi perché con la nuova amministrazione aveva fatto ciò che loro, negli anni precedenti, non erano riusciti a fare” ha proseguito, replicando poi alle parole utilizzate dal pm, dicendo che quanto accadde agli inizi di ottobre di sei anni fa “non fu uno show plateale fatto con la ruspa”.
La difesa di Sortini, che è accusato per la sola gestione di rifiuti non autorizzata per aver eseguito un deposito incontrollato di rifiuti pericolosi e non, ha voluto invece porre l’accento sul fatto che “non fu un’attività di demolizione, ma di abbattimento a terra” delle casette che erano presenti nell’area del campo nomadi. “Non aveva alcun obbligo e nemmeno alcuna volontà di disfarsi di rifiuti” ha affermato, aggiungendo infine che chi aveva operato per la società Fortini “era entrato, aveva abbattuto ciò che era da abbattere e se n’era subito andato”.
La sentenza è attesa nella mattinata di venerdì 30 maggio.
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