di Elena Coatti
“Questo posto è come casa mia. Qui imparo l’italiano, ma anche a vivere insieme agli altri, a condividere”, dice Aisha. “Per me sarebbe difficile andare via di qua“. Nelle sue parole, e in quelle di tanti altri studenti stranieri, c’è la forza semplice dell’appartenenza. È con le loro voci, rotte dall’emozione, che si è aperta l’assemblea pubblica di Cittadini del Mondo, il centro interculturale che da trent’anni è il cuore pulsante dell’integrazione a Ferrara.
Accanto ad Aisha c’è Alessandra, un’altra ragazza originaria del Brasile: “Mi piace stare qui, è il primo posto dove mi hanno insegnato la lingua. È facile, perché le insegnanti sono bravissime”. Nonostante l’emozione, la voce resta salda. Alessandra non è solo un’allieva: è una tessera viva di un’associazione che accoglie, educa, ascolta, costruisce.
I discorsi dei partecipanti al corso di italiano, recitate senza copione, sono un abbraccio affettuoso, un grido trattenuto, una dichiarazione d’amore verso un luogo che rischia di essere spazzato via. Oltre 150 persone hanno aderito alla chiamata collettiva di questa realtà oggi minacciata da una decisione che sa di silenziosa cancellazione: lo sfratto imposto dal Comune entro il 30 maggio, senza un’alternativa concreta.
Il contratto d’uso era scaduto nel 2024. Nel 2023 l’associazione invia una Pec per avere un incontro in Comune, per stabilire una proroga, un dialogo. Nessuna risposta. Poi, un giorno qualunque, durante una lezione, qualcuno entra per prendere le misure dei locali: si scopre che la sede è destinata alla vendita. Il 7 aprile arriva la Pec che conferma tutto. Un colpo improvviso, che mette a rischio corsi di lingua italiana, doposcuola, sportelli legali, attività contro il razzismo e molto altro.
Infine, l’incontro con l’assessore Cristina Coletti e la proposta del trasloco a Chiesuol del Fosso, nella ex sede di Coldiretti. “Ma vi rendete conto? È fuori mano. Come fanno a raggiungerci le donne con i bambini? Come fanno gli studenti appena arrivati?”, dicono al microfono i volontari, guardandosi attorno tra gli scaffali pieni di libri, disegni, fotografie. È chiaro che qui non si tratta di semplici mura, ma di una comunità forte e coesa che, afferma con decisione la fondatrice Carola Peverati, “da qui non ha intenzione di spostarsi“.
Tante le voci accorse per difendere questo spazio: il Partito Democratico, la Civica Anselmo, La Comune di Ferrara, Cgil, il cps La Resistenza, il Fronte della Gioventù Comunista e molti altri. La consigliera Arianna Poli (Civica Anselmo) ha detto chiaramente ciò che molti pensano: “Le associazioni come questa uniscono le persone senza chiedere loro di comprare un biglietto di ingresso o un caffè. Il valore di questi luoghi è che si impara qualcosa. Non possiamo permettere che vengano dimenticati. Dobbiamo esserci e resistere, ogni giorno”.
Francesco Ganzaroli, de La Resistenza, ha poi denunciato un modus operandi che continua a ripetersi: “Ancora una volta, a Ferrara, si cerca di eliminare un presidio di conoscenza e condivisione. Il Comune sta escludendo dal centro le realtà scomode, come è già successo con Csv Terre Estensi, La Resistenza, poi l’Arci Bolognesi. Non rispondere alle mail, ignorare il dialogo, sono scelte precise. Ma questi sono servizi sociali alla comunità gratuiti, fatti di persone che lavorano duramente a titolo volontario”.
Della stessa opinione è anche Corrado Oddi, del Forum Ferrara Partecipata, che alza il tiro: “Non è un caso. È una scelta politica: chiudere gli spazi sociali e mandare tutti sul mercato. Questa battaglia riguarda tutta la città, anche i servizi pubblici”. Infine, il dem Davide Nanni rincara la dose: “Integrazione e inclusione sono i pilastri per una città sicura. Ma il Comune si comporta come un’agenzia immobiliare: vende per finanziare eventi privati e sfratta le associazioni scomode”.
Questo non è solo un trasloco, dunque. “Se andiamo via di qui, perdiamo molto, più di un tetto – spiega Adam Atik, cresciuto con Cittadini del Mondo -. Abbiamo bisogno di una proroga, almeno fino a settembre. Perché noi qui non ci fermiamo mai, abbiamo tanti progetti all’attivo. Vogliamo la nostra sede e, soprattutto, abbiamo bisogno di essere ascoltati”.
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