“Tutelare, in assenza di una legge nazionale e nel pieno rispetto delle sentenze della Corte costituzionale, il diritto dei cittadini a compiere le proprie scelte sul fine vita”.
A chiedere l’intervento dell’esecutivo regionale, con un’interrogazione, sono Giovanni Gordini (Civici con de Pascale) e Paolo Trande (Alleanza Verdi Sinistra).
Nello specifico, i due consiglieri ricordano come l’Alta corte abbia riconosciuto, con due distinte sentenze del 2019, e del 2022 e del 2024, “la legittimità della richiesta di suicidio medicalmente assistito in presenza di condizioni rigorosamente definite, richiamando il legislatore nazionale a disciplinare compiutamente la materia”. In assenza di una normativa statale, la stessa Corte ha individuato “obblighi precisi in capo al Servizio Sanitario Nazionale e alle sue articolazioni regionali affinché le richieste avanzate dai cittadini siano valutate e, ove ricorrano i presupposti, accolte”.
Sulla base di ciò la Regione Emilia-Romagna ha ottemperato alle indicazioni con una specifica delibera di giunta (la 194 del 5/2/2024), delineando un percorso per la presa in carico delle richieste inerenti al fine vita. “A fronte del percorso delineato e accogliendo l’istanza cautelare presentata lo scorso aprile da svariate associazioni e soggetti istituzionali -chiariscono ancora Gordini e Trande- il Tar regionale ha disposto la sospensione provvisoria della procedura in relazione a un caso specifico in corso di trattazione, rinviando la decisione collegiale alla camera di consiglio convocata per il prossimo 15 maggio”.
Specificando come il ricorso presentato al Tar “abbia interrotto temporaneamente un singolo percorso avviato da un cittadino in condizioni di gravissima sofferenza, incidendo direttamente sul diritto soggettivo di autodeterminazione sancito dalla Corte costituzionale”, i consiglieri sottolineano come la natura provvisoria della sospensiva del caso specifico “non modifica l’obbligo generale, in capo alle strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale e alle loro articolazioni regionali (le aziende sanitarie locali, gli ospedali pubblici e gli organismi regionali competenti in materia sanitaria) di predisporre percorsi idonei a garantire, caso per caso, l’effettività del diritto al suicidio medicalmente assistito”.
Ricordando, infine, come “il diritto a decidere consapevolmente e liberamente del proprio percorso terapeutico e di vita non possa essere compresso oltre quanto strettamente necessario”, Giovanni Gordini e Paolo Trande chiedono alla giunta di “voler ribadire la volontà di tutelare il diritto dei cittadini a compiere le proprie scelte sul fine vita nel pieno rispetto delle pronunce della Corte costituzionale, in assenza di una specifica legge nazionale e indipendentemente dalle delibere oggetto di valutazione da parte del Tar”.
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