Cronaca
8 Maggio 2025
I tre hanno ricevuto il divieto di svolgere attività imprenditoriale per dodici mesi. Sette le società ferraresi coinvolte nelle perquisizioni di Guardia di Finanza e Polizia di Stato

Fatture false e riciclaggio. Tre imprenditori edili ferraresi nella maxi-inchiesta

di Davide Soattin | 2 min

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Tre imprenditori edili della provincia di Ferrara hanno ricevuto il divieto di svolgere attività imprenditoriale per dodici mesi poiché avrebbero ricoperto un ruolo attivo nella maxi-inchiesta di Guardia di Finanza e Polizia di Stato nei confronti di presunti appartenenti a un’associazione per delinquere operante nel settore edilizio e dedita all’emissione di fatture false, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro.

Oltre che in provincia di Ferrara, dove sono sette le società coinvolte, la maxi-operazione ha toccato le province di Bologna, Modena, Ravenna, Reggio Emilia, Forlì, Rimini, Mantova, Napoli e Caserta con – complessivamente – ben ventinove misure cautelari e quaranta perquisizioni.

Si tratta del risultato di una complessa indagine – partita dalla segnalazione di movimentazioni di denaro sospette pervenuta alla Polizia Postale da parte di Poste Italiane – condotta dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica dell’Emilia-Romagna coordinato dal Servizio polizia postale e per la sicurezza cibernetica e dal Nucleo operativo metropolitano della guardia di finanza di Bologna, sotto la direzione del pubblico ministero Flavio Lazzarini della Procura di Bologna.

Tutto – secondo l’ipotesi accusatoria – sarebbe partito da alcune presunte società fittizie create tra Napoli e Caserta che avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti che poi sarebbero state registrate da società tra l’Emilia Romagna e la Lombardia che ne avevano la necessità per abbattere i costi e pagare meno tasse.

Per regolarizzare apparentemente le operazioni, le società ‘beneficiarie’ pagavano quindi tramite bonifico, salvo poi ottenere indietro il denaro in contanti in modo che non venisse tracciato, con già decurtata la percentuale dei presunti complici.

L’organizzazione, che nelle prime fasi sembrava essere legata all’illecito sfruttamento della normativa legata al Superbonus 110%, aveva in realtà incentrato i propri affari sul business del riciclaggio e autoriciclaggio del denaro col meccanismo delle false fatture. Il sistema, secondo quanto ricostruito, andava avanti da almeno cinque anni.

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