Politica
7 Maggio 2025
Intervento dei consiglieri Pd Davide Nanni e Anna Chiappini: "Non basta promettere di costruire nuove celle per migliorare la vita dei detenuti"

La civiltà di un Paese si misura dalla condizione delle carceri

di Redazione | 3 min

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“Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri”. È una vecchia massima liberale, purtroppo ignorata o quasi da molti anni in Italia. Ne dà conferma l’analisi sullo stato di attuazione del “Piano carceri”, resa nota il 5 maggio dalla Corte dei Conti, che evidenzia ritardi strutturali negli interventi di riqualificazione e implementazione dell’edilizia carceraria avviati negli ultimi dieci anni.

Secondo i magistrati contabili le cause sono diverse: inadempienze contrattuali delle imprese appaltatrici, mutamenti repentini delle esigenze detentive rispetto al passo dei lavori, carenze nei finanziamenti necessari per attuare le modifiche progettuali. Il risultato, purtroppo, è lo stesso: carenza di spazi abitabili e dignitosi a fronte di una popolazione carceraria in continuo aumento.

Nel 2024 il numero dei detenuti ha toccato quota 61.861 su 51.312 posti regolamentari: un tasso di sovraffollamento medio del 120,5%. In molte carceri italiani le attività trattamentali, che dovrebbero garantire umanità ed efficacia rieducativa alla pena, sono carenti o inesistenti a causa della mancanza di spazi adeguati e di personale. Ferrara, purtroppo, non fa eccezione.

La Casa circondariale “C. Satta” ospita 396 detenuti a fronte di 244 posti regolamentari, gli agenti sono 167 su 194 previsti e gli educatori solo cinque. Numeri che rendono sempre più difficile la gestione delle emergenze in una struttura complessa, caratterizzata da più circuiti detentivi, e limitano l’efficacia degli interventi trattamentali proposti. Alla richiesta di implementare il personale, il sottosegretario Delmastro ha risposto di stare tranquilli: “tra il 2026 e il 2027 Ferrara avrà un nuovo padiglione che aumenterà sensibilmente la disponibilità di posti nel carcere”. Un’opera di cui si parla da dieci anni, ancora in fase di progettazione.

Nel report della Corte dei Conti si evidenzia come il costo dell’intervento (15,5 milioni di euro), sia “superiore alle risorse stanziate” dal governo. Nel frattempo sono diminuiti i posti da realizzare: 80 rispetto ai 200 del 2014. Secondo il ministro Nordio sarà comunque una struttura “ad alta vocazione trattamentale”. Ad oggi sappiamo solo che verranno ridotti gli spazi per attività all’aperto dei detenuti. In questi anni il costante “disallineamento” tra velocità dei lavori programmati e mutamento delle esigenze detentive ha solo aggravato il sovraffollamento delle carceri italiane.

Non basta promettere di costruire nuove celle per migliorare la vita dei detenuti: occorrono misure immediate e strutturali per ridurre la pressione detentiva, a Ferrara e in tutta Italia, garantendo una equa distribuzione territoriale dei ristretti. La custodia cautelare in carcere deve essere limitata a casi oggettivamente gravi, implementando le forme di pena alternative alla detenzione e il ricovero in comunità di chi soffre disturbi mentali o tossicodipendenze. Al governo e agli enti locali chiediamo un maggior impegno economico nel sostenere i progetti trattamentali e di reinserimento sociale dei detenuti, portati avanti con motivazione e continuità da diverse realtà di volontariato. Non lasciamole sole.

I Consiglieri comunali
Davide Nanni
Anna Chiappini

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