La Comune di Ferrara aderisce al digiuno a staffetta contro il Decreto Sicurezza per denunciare l’approvazione di «un provvedimento che limita gravemente lo spazio civico, criminalizza il dissenso pacifico e mette a rischio diritti fondamentali di cittadine e cittadini».
L’iniziativa è stata promossa da a Buon Diritto, Acli, Antigone, Arci, Cgil, Cnca coordinamento nazionale comunità accoglienti, Forum Droghe, L’Altro Diritto, La Società della Ragione, Ristretti Orizzonti, in risposta alla forzatura istituzionale che ha visto il Governo trasformare il disegno di legge nell’ennesimo decreto legge, senza che vi fossero né necessità né urgenza, sottraendo al Parlamento la possibilità di concludere la discussione.
Per La Comune digiuneranno Giovanna Tonioli (7 maggio), Andrea Firrincieli (9 maggio) Marcella Ravaglia (11 maggio) e Daniela Cataldo (23 maggio), ma la lista potrebbe allungarsi nelle prossime ore.
“Ci preoccupa – dicono – questa torsione securitaria che si stringe sempre più attorno alle vite delle persone, vogliamo dare corpo alla nostra opposizione. Il digiuno a staffetta vuole essere una forma di resistenza civile nonviolenta contro «il più grande attacco alla libertà di protesta nella storia repubblicana» volto a comprimere i diritti e accentrare il potere”.
“Il decreto sicurezza – spiegano – reprime le manifestazioni pacifiche, il dissenso e la protesta sociale, inclusa la resistenza passiva; colpisce carceri e Cpr con l’introduzione del reato di rivolta (anche passiva) e con la reclusione di donne incinte o con figli piccoli negli ICAM (con la minaccia di separare i bambini dalle madri come
sanzione disciplinare); criminalizza la povertà e le fragilità; introduce il divieto della coltivazione e commercializzazione della canapa tessile; amplia i poteri delle forze di sicurezza e istituisce nuovi reati con pene pesanti anche per fatti di sola rilevanza sociale”.
Il digiuno è iniziato il 29 aprile e durerà fino 30 maggio, vigilia della manifestazione nazionale a Roma. Rappresenta una catena di solidarietà e resistenza civile, per dire no al Decreto Sicurezza: come suggerisce Don Ciotti, usiamo il corpo come strumento di protesta nonviolenta contro le leggi ingiuste. L’obiettivo è chiedere al Parlamento di non convertire in legge il Decreto Sicurezza.
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