Economia e Lavoro
3 Maggio 2025
Per il Consiglio di Stato le clausole sono vessatorie. L'ex assessore, oggi vicepresidente regionale Lega Consumatori: "Anche i giganti del tech devono rispettare le regole"

Apple bocciata dal Consiglio di Stato. Maggi: “Vittoria per tutti”

di Redazione | 2 min

“Anche i giganti del tech devono rispettare le regole. Le aziende non possono modificare unilateralmente i contratti o limitare i diritti degli utenti senza motivo”.

Il messaggio forte e chiaro arriva da Andrea Maggi, consigliere nazionale della Lega Consumatori e vicepresidente regionale Emilia Romagna  in seguito ad una recente sentenza del Consiglio di Stato, che ha definitivamente respinto il ricorso presentato da Apple Distribution International Limited contro il provvedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm).

Nel mirino alcune clausole contenute nelle condizioni d’uso del servizio iCloud, sia nella versione gratuita che in quella a pagamento, ritenute vessatorie nei confronti dei consumatori.

“Questa è una vittoria che riguarda tutti” afferma Maggi. “È il riconoscimento che anche nel mondo digitale valgono i diritti dei cittadini. Anche per Apple”.

Secondo i giudici amministrativi, Apple non ha saputo dimostrare che le clausole contestate non fossero squilibrate. Particolarmente significativa è l’affermazione secondo cui anche i servizi digitali gratuiti devono rispettare le tutele del Codice del Consumo: l’assenza di un prezzo monetario non giustifica uno squilibrio contrattuale, poiché l’impresa trae comunque un vantaggio economico (come la fidelizzazione dell’utente o la raccolta di dati).

Il Consiglio di Stato ha inoltre confermato la solidità dell’analisi dell’Agcm, ricordando che non è necessaria una replica punto per punto alle obiezioni dell’azienda, ma è sufficiente un percorso argomentativo chiaro e coerente. “È un precedente fondamentale – conclude Maggi – che dimostra come i diritti dei consumatori debbano essere rispettati anche nel digitale. Continueremo a vigilare, perché l’equità nei contratti deve valere sempre: online come offline, gratuiti o a pagamento”.

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