Gentile direttore,
il 7 maggio ad Argenta si ricorda Natale Gaiba.
Si studi la storia di quest’uomo coraggioso, un vero eroe. Al suo funerale, celebrato da don Giovanni Minzoni, parteciparono più di 5.000 persone. Due figure unite da un ideale di libertà e giustizia: anche don Minzoni, lo ricordiamo, fu assassinato dai fascisti proprio per aver difeso i più deboli e aver rifiutato di piegarsi alla violenza del regime.
Il 7 maggio, On. Malaguti venga ad Argenta a rendere onore a Natale Gaiba e alla tomba di don Minzoni. Perché non c’è parità tra chi uccide la libertà e chi muore per difenderla.
Ho letto con attenzione l’intervento dell’onorevole Mauro Malaguti in merito all’80° anniversario della Liberazione, e mi sento in dovere di intervenire di fronte a una tendenza sempre più diffusa: quella di equiparare ciò che non può, e non deve, essere equiparato.
Nel suo ragionamento, Malaguti accosta la tragica fine dei sette fratelli Cervi, assassinati (non giustiziati )da un plotone fascista nel 1943, a quella dei sette fratelli Govoni, uccisi nel 1945 da partigiani in un contesto postbellico. È doveroso condannare ogni violenza, da qualunque parte provenga, ma è altrettanto doveroso non confondere i piani storici e morali.
I fratelli Cervi furono pionieri della Resistenza contro un regime totalitario che aveva abolito ogni forma di libertà. Furono incarcerati e fucilati per le loro idee, per aver aiutato i partigiani e per aver creduto nella libertà e nella giustizia. I fratelli Govoni furono invece vittime di una vendetta ingiustificabile e dolorosa, avvenuta dopo la fine della guerra, in un’Italia lacerata e ancora senza giustizia formale. Si tratta di due tragedie, ma di natura profondamente diversa.
Quando trascini in guerra una nazione, causando milioni di morti, quando sopprimi tutte le libertà e perseguiti chiunque la pensi diversamente, diventi responsabile di ogni conseguenza. Chi ha imposto il fascismo all’Italia porta il peso storico e morale anche della reazione che ha inevitabilmente generato Troppe persone oggi pensano, in modo superficiale o volutamente mistificato, che le stragi fasciste siano state poche. Ma gli storici hanno documentato 5.607 episodi mortali in tutta Italia, con l’uccisione di almeno una persona per episodio, spesso donne e bambini, fuori da qualsiasi contesto di combattimento. Le vittime accertate di questa ferocia sono 23.667!!!!! Ecco cos’è il fascismo: un sistema che ha come unico scopo l’annientamento del dissenso. Non ha altri fini. Che sia ben chiaro.
Oggi, purtroppo, si tenta surrettiziamente di insinuare nella coscienza collettiva l’idea che fascismo e antifascismo siano due mali opposti ma equivalenti. È un’operazione culturale pericolosa, perché rimuove il contesto, la causa prima, e pone sullo stesso piano il carnefice e chi si è ribellato per riconquistare dignità e libertà.La Resistenza non fu un movimento perfetto, ma fu un movimento necessario. Equiparare gli orrori del fascismo alla reazione, anche disordinata, di chi aveva combattuto per liberarsene significa riscrivere la storia in modo fuorviante. Chi ha combattuto per la Liberazione non può essere messo sullo stesso piano morale di chi ha difeso o sostenuto un regime oppressivo. Lo dobbiamo alla verità storica, ma soprattutto lo dobbiamo alla memoria di chi ha sacrificato la propria vita perché oggi possiamo scrivere liberamente queste righe.
Con rispetto,
Roberto Baldisserotto, mov5stelle di Argenta