Attualità
27 Aprile 2025
All’Università di Ferrara nasce Scent A1, il dispositivo che rileva il cancro analizzando i gas nelle feci. L’intervista all’ideatore Cesare Malagù. Presto disponibile alla Quisisana

“Annusare” per prevenire: la nuova frontiera contro il tumore al colon

di Redazione | 3 min

Leggi anche

Il padre abusò di lui. Sarà sentito in appello

La Corte d'Appello di Bologna ha accolto le richieste della difesa e sentirà un giovane diciassettenne, parte offesa nel processo che vede imputato il padre per aver abusato sessualmente di lui quando aveva 6 anni

Ferì i parenti con la fiocina. Convalidato l’arresto

Nel pomeriggio di ieri (29 aprile), il gip del Tribunale di Ferrara ha convalidato l'arresto del 64enne Sergio Boera, l'uomo che lo scorso 25 aprile ha ferito i vicini di casa e parenti Lauro Collini e Graziana Arlotti con due colpi di fiocina a Boara

Pedopornografia. Assolto 65enne per non aver commesso il fatto

Assolto per non aver commesso il fatto. È questa la sentenza pronunciata martedì 29 aprile dal giudice Marco Peraro nei confronti di Massimo Restivo Caponcello che doveva rispondere del reato di detenzione o accesso a materiale pedopornografico

di Elena Coatti

Un dispositivo capace di “annusare” le feci e rilevare in anticipo la presenza di un tumore al colon. Non è fantascienza, ma il risultato di oltre dieci anni di ricerca condotta all’Università di Ferrara: Scent A1 nasce dall’idea del fisico e professore Cesare Malagù, che ha guidato un team di ricercatori per rivoluzionare lo screening per il cancro colorettale.

Professor Malagù, ci spiega in parole semplici come funziona il vostro dispositivo?

Certo. Si tratta di un piccolo macchinario che sfrutta dei sensori molto sensibili – li chiamiamo microdispositivi – in grado di modificare la loro resistenza elettrica in base ai gas con cui entrano in contatto. Quando c’è una lesione intestinale, come un tumore o un adenoma, le feci trascinano con sé dei composti organici volatili che normalmente il nostro organismo non produce. Noi li intercettiamo: è come se stessimo leggendo l’impronta digitale chimica del colon.

Quindi, attraverso l’analisi dell’aria che passa sulle feci, il dispositivo riconosce la presenza del tumore?

Esatto. Le feci vengono inserite in un piccolo contenitore, su cui poi facciamo passare dell’aria. Quest’aria trasporta i composti organici fino ai sensori, che li analizzano. I dati vengono elaborati da algoritmi di machine learning, che restituiscono una risposta: positivo o negativo. Il tutto con una precisione dell’85%, confermata dopo tre anni di sperimentazione su un campione di mille persone.

In cosa si differenzia dal test del sangue occulto attualmente usato nei programmi di screening?

La differenza è sostanziale. Il test del sangue occulto rileva la presenza di sangue nelle feci, che può essere segnale di tumore, ma non sempre è presente. Il nostro dispositivo invece cerca dei marcatori chimici specifici prodotti dal tumore stesso, anche in assenza di sanguinamento. Questo lo rende complementare, e in alcuni casi più precoce.

Qual è il potenziale impatto di questo test sulla sanità pubblica?

Altissimo. Al momento il sistema sanitario offre lo screening gratuito alle persone tra i 50 e i 70 anni, ma negli ultimi anni abbiamo osservato un abbassamento dell’età media dei casi di tumore al colon: anche persone tra i 35 e i 45 anni sono colpite, ma non rientrano nei programmi di prevenzione. Il nostro obiettivo è rendere disponibile il test nelle case di cura private e in farmacia, offrendo una possibilità concreta anche a questa fascia di popolazione.

Come è nata l’idea?

Nel 2013, durante una conferenza a New York, vidi che stavano studiando sensori simili per analizzare il respiro e individuare tumori ai polmoni. Tornato in Italia, mi sono chiesto: perché non provare con l’intestino? Abbiamo costruito un intestino artificiale in laboratorio, fatto le prime simulazioni, e i risultati sono stati incoraggianti. Nel 2015 abbiamo fondato la startup Scent srl, e insieme a medici e ricercatori abbiamo sviluppato il prototipo fino alla certificazione CE.

Quando e dove sarà disponibile il test?

Abbiamo dato priorità alla clinica Quisisana di Ferrara, che ci ha sostenuto nella ricerca. Lì partirà ufficialmente tra qualche mese la sperimentazione sul campo. In futuro vogliamo estendere il dispositivo ad altre strutture in Emilia-Romagna, come Bologna, Ravenna e Cesena, e poi in tutta Italia. In parallelo, puntiamo a rendere il dispositivo disponibile anche nelle farmacie.

In conclusione, cosa si augura per il futuro di questa tecnologia?

Che possa salvare vite. Che venga adottata come strumento parallelo e integrativo allo screening attuale, e che contribuisca a ridurre i costi della sanità intervenendo prima che il tumore diventi invasivo. La diagnosi precoce, per questo tipo di tumore, può significare una sopravvivenza superiore al 95%.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com