Politica
20 Aprile 2025
Omaggio al giovane giornalista palestinese ucciso a Gaza per ricordare il suo sacrificio, simbolo della lotta per la libertà d’informazione

“Un atto di memoria e giustizia”. Avs e Possibile intitolano la sede a Hossam Shabat

di Redazione | 4 min

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di Elena Coatti

La sede di Alleanza Verdi e Sinistra e Possibile, in via Mortara 38, porta da ieri il nome di Hossam Shabat, giornalista palestinese di 23 anni, ucciso il 24 marzo 2025 da un drone israeliano a Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. Un’intitolazione voluta dai due partiti per ricordare il giovane cronista che, armato solo della sua videocamera, ha documentato per mesi l’orrore della guerra, pagando con la vita l’impegno per la verità.

L’invito è stato accolto anche dal Partito Democratico, del quale ha partecipato alla conferenza stampa Cristiano Guagliata, responsabile dell’Unione provinciale, portando il sostegno a questa iniziativa da parte di tutti i democratici.

Sergio Golinelli, coordinatore provinciale di Sinistra Italiana, spiega il senso profondo dell’iniziativa: “Questa sede, piccola ma viva da ormai due anni, oggi porta il nome di un giovane che ha scelto di documentare la sua realtà, diventando un testimone scomodo in un inferno in cui i giornalisti sono una minaccia”. 

“Hossam era consapevole del destino che lo attendeva. Eppure, ha continuato, ha scritto, ha raccontato. Le sue ultime parole non parlavano di politica, ma di riposo. Riposo negato per mesi, tra tende, scuole e macerie”, continua Golinelli. Alla parete della sede adesso c’è un quadro: Hossam sorride, orgoglioso di indossare la pettorina blu della stampa, e sullo sfondo le macerie di Gaza. A fianco, il suo testamento di morte: “Non smettete di parlare di Gaza. Non lasciate che il mondo si volti dall’altra parte. Continuate a lottare, a raccontare le nostre storie”.

“La sua morte è una ferita per tutta la nostra comunità – aggiunge il giornalista italo-palestinese Milad Jubran Basir –. Intitolargli una sede politica in Italia è un gesto importante: significa riconoscere il valore della sua voce e di tutte le voci che a Gaza cercano solo di essere ascoltate”.

Shabat, come ricordano i presenti alla conferenza, è uno degli oltre 220 giornalisti uccisi a Gaza da ottobre 2023: “In nessun altro conflitto contemporaneo sono morti così tanti cronisti – precisa Golinelli –. Si sta consumando un genocidio sotto gli occhi del mondo e a testimoniarlo sono spesso proprio i post e i video degli stessi soldati israeliani”.

A ribadire la gravità di quanto sta accadendo è stato anche Fortunato Stramandinoli, segretario regionale di Sinistra Italiana: “Siamo fieri di intitolare questa sede a chi ha scelto di immolarsi per la verità. Noi siamo stati tra le prime forze politiche a denunciare che a Gaza è in corso un genocidio. Il 7 ottobre è stato un attacco, certo, ma tutto quello che è successo dopo e continua a succedere non può essere taciuto. Denunciare la violenza sistematica contro il popolo palestinese è un dovere civile e politico”.

A dare ulteriore forza all’iniziativa sono intervenuti anche Alessandro Miglioli, consigliere comunale di Reggio Emilia e membro di Possibile, e Sara Tramarin, portavoce provinciale dello stesso partito. Entrambi hanno sottolineato il ruolo insostituibile dell’informazione indipendente. Miglioli ha ricordato il tributo di sangue pagato anche dai cooperanti internazionali: “Gaza sopravviveva solo grazie agli aiuti umanitari. La chiusura degli accessi e l’assedio sono di per sé un massacro. Parlare ancora di ritorsione è ormai privo di senso: si tratta di un’operazione militare asimmetrica che solo la parola genocidio può descrivere”.

Un passaggio particolarmente sentito è stato quello di Federico Besio, responsabile ferrarese di Europa Verde, che ha posto l’accento sul ruolo sempre più minacciato dei giornalisti, anche in Italia. “Quando Sergio mi ha parlato dell’iniziativa, mi ha colpito molto. Il giornalismo è un mestiere scomodo, che viene continuamente attaccato dai poteri forti. Pensiamo al caso del direttore di Estense.com, Marco Zavagli, che è stato oggetto di querele e pressioni giudiziarie per aver svolto il suo lavoro di cronaca. Oggi festeggiamo l’archiviazione di quel procedimento: è un piccolo segnale che ci ricorda quanto sia essenziale difendere la libertà di stampa anche nel nostro Paese”.

Besio ha concluso sottolineando come non possa esistere vera democrazia senza una stampa libera, forte e protetta. “Il giornalismo non può essere ridicolizzato, insultato, delegittimato. Se perdiamo questo presidio, perdiamo la democrazia”.

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