Politica
19 Aprile 2025
L'avvocato: "Il processo deve essere alla pari. La legge deve essere uguale per tutti. Non per qualcuno un po’ di più"

Anselmo: “Dl Sicurezza incompatibile con Stato di diritto”

di Redazione | 2 min

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“Il processo deve essere alla pari. La legge deve essere uguale per tutti. Non per qualcuno un po’ di più”. Fabio Anselmo continua e continuerà a parlare del Decreto Sicurezza, “anche se infastidisce, anche se provoca attacchi”.

Lo farà perché “il Decreto Sicurezza che l’attuale governo vuole approvare non è compatibile con lo Stato di diritto”. Non lo è perché “prevede fino a 10.000 euro per ogni fase del processo penale per gli agenti coinvolti in procedimenti giudiziari, con rivalsa solo se viene accertato il dolo”.

E questo significa che “a pagare sarà lo Stato, cioè noi, anche quando c’è una condanna, anche in presenza di un abuso accertato”.

“Per capirlo davvero – dice Anselmo -, bastano 2 storie. 2 nomi. 2 famiglie che hanno affrontato tutto da sole”.

Il primo nome è quello di Riccardo Rasman morto a Trieste nel 2006. “Disabile psichico – spiega l’avvocato -, morto durante un intervento della polizia. Tre agenti condannati a sei mesi per omicidio colposo”. Tre agenti che “con questa legge, avrebbero avuto le spese legali pagate dallo Stato” mentre “i familiari di Riccardo, no”.

“Stefano Cucchi, Roma, 2009 – scrive dunque Anselmo -. Arrestato, picchiato, morto in custodia. Nel 2022 due carabinieri condannati in via definitiva a 12 anni per omicidio preterintenzionale. Un processo durato 16 anni, con oltre 160 udienze”.

Con il nuovo Dl Sicurezza “quegli agenti avrebbero diritto al rimborso delle spese legali” mentre “la famiglia Cucchi ha affrontato tutto da sola”.

“Qualcuno potrebbe dire – mette le mani avanti -: ma hanno avuto un risarcimento. Sì, ma non è automatico, arriva dopo anni, non copre le spese, non alleggerisce il carico. Il risarcimento non basta. E arriva sempre troppo tardi”.

Anselmo, che ha vissuto queste storie in prima persona, spiega che “chi affronta questi processi non combatte solo l’imputato, ma un intero sistema che si chiude su sé stesso, che protegge chi sbaglia e lascia soli i cittadini”.

“Chi ha perso un figlio, un fratello, un compagno – conclude -, deve reggere un processo lungo, costoso, estenuante. Lo fa con le proprie forze, pagando un prezzo umano enorme”.

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