Arriva una doppia condanna per un uomo di 44 anni e una donna di 34, fratello e sorella, entrambi di nazionalità italiana, finiti a processo davanti al collegio del tribunale di Ferrara (presidente Piera Tassoni con a latere i giudici Marco Peraro e Rosalba Cornacchia) con l’iniziale duplice accusa di tentata estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Cinque anni sono quelli che sono stati inflitti al 44enne, mentre tre quelli che dovrà scontare la 34enne, nonostante una richiesta ben più pesante da parte della pm Isabella Cavallari che – durante la propria requisitoria – aveva chiesto rispettivamente la condanna a 11 anni e 4 mesi per il primo e a 6 anni per la seconda.
Il collegio del tribunale ha riconosciuto la loro responsabilità per la tentata estorsione, facendo invece cadere l’accusa di spaccio.
I due erano stati arrestati lo scorso maggio dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Ferrara dopo una lunga attività di indagine.
Secondo il capo di imputazione iniziale, alla base della richiesta estorsiva, risalente all’estate 2023, ci sarebbe stato un debito che un 49enne aveva contratto con loro – sembrerebbe – per una partita di sostanza stupefacente.
Si parlava di un paio di panetti di hashish, “andati smarriti” nell’estate 2022, per cui l’uomo doveva ancora corrispondere ai due fratelli la somma di 1.500 euro.
Minacce e aggressioni che si sarebbero susseguite nel tempo e in una circostanza sarebbero state addirittura rivolte all’allora compagna del 49enne, sorpresa mentre era a passeggio col proprio cane e presa prima alla gola e poi a schiaffoni in faccia dietro l’inquietante minaccia di “farla sparire“.
Una lunga e complessa indagine, che aveva visto gli investigatori impegnati a ricostruire le dinamiche dello spaccio nella periferia della città e a raccogliere testimonianze fondamentali per l’incriminazione dei due, nonostante la riluttanza di alcuni testimoni, restii a parlare per paura di ritorsioni, considerato il clima di intimidazione che si era creato in zona.
Nel corso dell’indagine, i carabinieri avevano anche ricostruito altre due estorsioni, realizzate con la cosiddetta tecnica del “cavallo di ritorno“. In entrambi i casi alle due vittime era stata sottratta la bicicletta, ovviamente parcheggiata e chiusa con lucchetto, e il 49enne si era offerto di “mediare” per la restituzione in cambio di un compenso.
Le motivazioni della sentenza sono attese entro novanta giorni. Poi – una volta lette – gli avvocati difensori Enrico Sisini e Lorenzo Zappaterra decideranno se fare o meno appello.
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