Attualità
14 Aprile 2025
Il giornalista e saggista presenta il suo libro “I terroni dell’impero” e demolisce i miti della sinistra progressista e dell’Occidente

Marco D’Eramo: “Valori occidentali? Mi viene l’orticaria”

di Redazione | 3 min

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Un libro rivolto a chi è pronto a mettersi in discussione: Marco D’Eramo, con il suo “I terroni dell’impero”, non si limita a raccontare l’America del Sud. Il giornalista illumina le contraddizioni profonde della politica globale. Durante la presentazione alla libreria Libraccio, ha portato sul tavolo un discorso scomodo, tagliente, capace di mettere in discussione molte delle certezze su cui si fondano tanto il progressismo europeo quanto l’autonarrazione dell’Occidente democratico.

In dialogo con la docente di Letteratura angloamericana Maria Giulia Fabi e il giornalista e direttore di Estense.com Marco Zavagli, D’Eramo ha costruito un impianto critico che parte dal Sud degli Stati Uniti, ma si allarga fino ad inglobare l’intero sistema di potere.

Uno dei punti centrali della riflessione dell’autore è la critica alla presunta superiorità morale della sinistra, sia essa italiana o americana (e non solo). “Consideriamo le persone di destra stupide, ignoranti, razziste, rancorose – ha dichiarato – e nel frattempo sono quarant’anni che ci spaccano”.

D’Eramo svela così un atteggiamento autoreferenziale, tipico di certe élite progressiste che, invece di confrontarsi con la realtà sociale, si rifugiano nel disprezzo dell’avversario politico. Una sinistra più attenta a salvaguardare la propria identità morale che a costruire strumenti efficaci per incidere sul reale. Lo si è visto recentemente con la riconferma di Donald Trump.

L’autore collega inoltre questa miopia a una visione più ampia: la sinistra, affascinata dai suoi stessi valori, ha abdicato alla capacità di lettura storica e sistemica. “Loro – riferendosi alla destra americana – mettono in pratica quello che noi stiamo ancora guardando e che i loro centri studi preparano da quindici anni”. Un’accusa diretta a un progressismo che si fa travolgere dagli eventi invece di anticiparli.

Un’altra delle provocazioni più forti riguarda il concetto stesso di “valori occidentali”, in questi ultimi giorni tanto decantato da alcuni intellettuali progressisti. Per D’Eramo, questa espressione è una comoda finzione, un’ideologia che serve a mascherare privilegi acquisiti. “Quando sento parlare di valori occidentali, mi viene l’orticaria”, ha affermato. “E noi che ci chiediamo come sia potuto arrivare a tanto il nazifascismo, non avremmo preso direttamente parte alla tratta degli schiavi, non abbiamo affogato gli immigrati con le nostre mani, non stiamo sterminando personalmente i palestinesi, ma godiamo dei vantaggi che questo assetto ci procura”.

In altre parole, l’Europa si illude di avere le mani pulite, ma continua a nutrirsi degli stessi meccanismi di potere e sfruttamento che dice di combattere. A fare da cornice a questa critica è la narrazione dell’egemonia americana, che D’Eramo descrive come unica nella storia. Nessuna civiltà – sostiene – è mai riuscita a conquistare “tutta la terra, tutto lo spazio, tutto il mare, tutta l’aria, tutta la moneta, tutta la comunicazione e tutto l’immaginario” come hanno fatto gli Stati Uniti in meno di un secolo. Una potenza che non si limita alla forza militare, ma che domina i codici simbolici, le aspirazioni collettive, il modo stesso in cui pensiamo e sogniamo.

In questo contesto, l’Europa appare come un corpo stanco, incapace di articolare una risposta politica e culturale autonoma. La classe dirigente americana, per quanto spesso sottovalutata, come è stato per Reagan, ha saputo costruire una macchina egemonica tanto efficiente da governare il mondo. La nostra, osserva D’Eramo ironicamente, “non è nemmeno in grado di governare un’Asl”.

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