di Elena Coatti
Ha solo 16 anni, ma ha già varcato le porte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sedendosi in prima fila nel cuore della diplomazia mondiale. Martina Angiuli (in foto, al centro), studentessa della 3° P del liceo linguistico Carducci, dove studia inglese, francese e cinese, è tornata da poco da un’esperienza straordinaria a New York.
Nella Grande Mela si è tenuto un evento internazionale rivolto a giovani di tutto il mondo, con l’obiettivo di formare la prossima generazione di leader globali per un futuro sostenibile, inclusivo e pacifico.
Si tratta del “Future we want: global initiative for young leaders”, un progetto promosso dall’Italian Diplomatic Academy che rientra nel programma Model United Nations: una simulazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nella quale i partecipanti impersonano diplomatici di uno Stato membro dell’Onu e discutono temi globali, proponendo risoluzioni, proprio come farebbero i veri ambasciatori.
L’iniziativa, promossa per la prima volta proprio quest’anno scolastico dal Carducci, ha coinvolto ben cinquemila studenti provenienti da ogni angolo del pianeta, tra cui circa 600 italiani. Da Ferrara, oltre a Martina, hanno partecipato anche altre due compagne di classe, Maria Aguiari e Daria Pala. Insieme, sono partite il 2 aprile e hanno trascorso otto giorni a New York. “Quando a scuola ci hanno presentato il progetto, abbiamo capito subito che sarebbe stata una grande occasione”, afferma Martina Angiuli.
Il momento più emozionante? “La visita alla sede dell’Onu. Il giorno prima eravamo solo visitatrici da dietro le transenne, quello dopo eravamo sedute in prima fila davanti a leader della diplomazia mondiale. Un’emozione fortissima”, dice Martina. Durante la cerimonia di apertura, le parole del segretario generale António Guterres e degli altri rappresentanti hanno lasciato il segno: “Ci hanno detto che noi giovani non siamo solo il futuro, ma anche il presente. E questa esperienza me lo ha fatto capire”.
Prima della partenza, le partecipanti hanno seguito un corso di preparazione intensivo: otto settimane di lezioni su diplomazia, Onu, public speaking, uso dell’intelligenza artificiale in geopolitica e conflitti internazionali. E in nemmeno una ventina di giorni Martina si è dovuta preparare sul Paese che avrebbe rappresentato durante le simulazioni nell’Assemblea Generale: “Speravo di avere l’Australia, ma mi è stata assegnata la Moldavia. Meglio così, è stata una sfida uscire da se stessi, dal proprio punto di vista per assumere quello di un Paese che conoscevo poco – spiega Martina –. È stato difficile ma molto arricchente”.
A Maria Aguiari è toccata l’Islanda e a Daria Pala il Lussemburgo. Poi, ogni studentessa ha presentato un position paper, un documento con la posizione ufficiale del proprio Stato su tematiche come la salute globale (Obiettivo 3 dell’Agenda 2030) e la parità di genere nelle carriere Stem. “Comunicare in inglese formale non è stato facile – racconta Martina – ma per fortuna la mia professoressa di inglese, Chiara Chiari, mi ha aiutato molto”.
Tuttavia, l’ostacolo più grande da superare per Martina non era la lingua. “Ho sempre avuto paura di parlare in pubblico, anche le interrogazioni in classe mi mettevano a disagio – confessa – ma ho comunque deciso di buttarmi e uscire dalla mia zona di comfort”. Dopo l’esperienza, infatti, qualcosa in lei è cambiato. “Ora mi sento più sicura. Sono cresciuta tantissimo, e così anche le mie compagne”. Ecco che, con grande coraggio, una giovane donna ci spiega come affrontare le proprie paure e inseguire un sogno.
Un sogno che ora prende una forma più chiara: studiare Relazioni internazionali dopo il diploma. “Ho scoperto che è un mondo che mi piace davvero, quello in cui voglio continuare a muovermi: cercare soluzioni, costruire ponti, confrontarmi con le persone. Essere parte attiva del cambiamento”.
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