di Emanuele Gessi
Il pubblico che ha assistito alla presentazione del libro “Le migliori sigle della nostra vita” (Crac Edizioni, 2024), scritto da Claudio Bonomi, era numeroso (molte le sedie che sono state aggiunte all’ultimo) ed emozionato. Al termine dell’evento culturale, che si è tenuto venerdì pomeriggio (11 aprile) alla libreria Libraccio di Ferrara, un capannello di persone si sono messe in fila per stringere la mano agli ospiti che hanno dialogato di colonne sonore, jingle e musica d’avanguardia con il giornalista e moderatore dell’appuntamento Alessandro Zangara. I relatori che sono intervenuti sono stati Ellade Bandini, batterista ferrarese di fama internazionale, Daniele “Bengi” Benati, compositore di sigle Rai e fondatore del gruppo funk Ridillo e Piergiorgio Pardo, critico musicale e autore della prefazione.
Tra le ragioni per cui la platea ha dimostrato una sincera commozione nell’ascoltare le parole degli oratori, certamente bisogna menzionare il momento in cui è stato ricordato Claudio Bonomi, l’autore del saggio prematuramente scomparso nel 2024.
“Non dobbiamo perdere l’approccio alla cultura che era proprio di Bonomi – ha esordito Pardo -, il suo modo gentile capace di valorizzare le affinità invece che le differenze, i silenzi e le pause piuttosto che le sovrapposizioni. La sua gentilezza non è scomparsa”. Ha quindi dichiarato Zangara: “Si tratta di una presentazione molto particolare perché coinvolge dei sentimenti molto profondi che tutti noi abbiamo per Claudio Bonomi. Il ringraziamento più grande va per Federica e i suoi figli che hanno reso possibile la pubblicazione”. Il pubblico in sala non ha esitato a rispondere con un lungo applauso, dimostrando tutta la propria vicinanza alla famiglia di Bonomi che era presente all’incontro.
Il resto del pomeriggio si è dispiegato in un susseguirsi di aneddoti e testimonianze da parte di chi ha vissuto in prima persona l’epoca musicale trattata dal libro, quella che va dal 1968 al 1978, ovvero Bandini, che è stato il batterista della celebre sigla televisiva di Ufo Robot e il musicista di riferimento di moltissimi assi di quel periodo, fra cui De André, Guccini e Mina, ma anche Al Bano.
“Nel 1975 sono entrato in una grande crisi esistenziale – ha confessato Bandini –, avevo fatto un’indigestione di discografia e ho scelto il primo artista che andava in giro per il mondo in quegli anni (Al Bano appunto, ndr) e sono sparito per tre anni dall’ambiente musicale milanese e romano”.
“Bengi” Benati ha invece condiviso con il pubblico le proprie peripezie, da quando come pubblicitario diplomato allo Ied di Milano ha saputo sempre più coniugare l’istinto naturale per “uno slogan corto che arrivi dritto al punto” con un eclettico talento musicale. Sua è la sigla di Ballando con le stelle, scritta insieme a Paolo Belli nel 2005, di Techete 70, per l’ultima edizione del programma tv Techetechete, di Sabato e Domenica Sport, in onda dal 2010 su Rai Radio 1, e di un altro centinaio di brani che sono passati sugli schermi e nelle radio di milioni di italiani.
Pardo, conduttore peraltro della trasmissione musicale Mash-Up di Radio Popolare, ha riservato degli elogi speciali a Daniela Casa, compositrice di album di culto per il genere della library music, il cui disco Società malata viene citato proprio da Bonomi nel saggio: “Casa – ha affermato Pardo – è una delle pochissime musiciste donne di quel periodo, al ’68 di solito si associa l’evoluzione dei costumi e dei diritti, ma il cammino delle donne è stato molto duro anche da questo punto di vista”.
Infine Pardo ha preso spunto da una sottolineatura chiave dell’opera di Bonomi, secondo cui negli anni ’70 la Rai era animata da un’idea forte del progresso culturale, una premessa decisiva per riuscire a veicolare a un target eterogeneo la musica d’avanguardia delle sigle che venivano incise e trasmesse. Pardo, guardando al futuro, ha dunque invitato ad avere fiducia nelle nuove generazioni di ascoltatori e musicisti. Fra i talenti in erba che appaiono positivamente influenzati dai traguardi che Ellade Bandini e compagnia hanno raggiunto, ha menzionato, suggerendone l’ascolto, Calibro 35, Nu Genea e Il Mago del Gelato. “I giovani d’oggi – ha concluso il critico – non sono impermeabili alla cultura come talvolta ci si affretta a dire, anche loro di fronte a un bel brano sono capaci di emozionarsi”.