Lettere al Direttore
12 Aprile 2025

Lagosanto esponga la bandiera della Pace

di Redazione | 8 min

Il mondo sta cambiando alla velocità della luce e con esso si stanno sgretolando tutte le congetture e le piattaforme che si erano costruite dal dopo guerra ad oggi.

Le autocrazie ed i nazionalismi, sono sempre stati portatori di malessere, poi sfociato in catastrofi, rovine e cenere.

Come esseri umani evoluti, non siamo riusciti a capire nulla dagli insegnamenti che ci sono arrivati dalla storia, e nel nostro DNA non è scattata quella scintilla che ci avrebbe potuto permettere di costruire nuove strade su cui aprire ad un disarmo comune, ma continuiamo a lavorare sistematicamente su di una pace basata esclusivamente sulla forza e la sua deterrenza.

La corsa agli armamenti è sempre causa di tutte le guerre.

Nell’ultimo anno c’è stato un incremento mondiale del 7%, ciò significa riempire gli arsenali.

Questo comporta, per le regole sfrenate del capitalismo, che in qualce modo poi andranno svuotati per essere successivamente riempiti.

Non dobbiamo stupirci nemmeno sugli effetti portati da questo giornalismo divenuto ultras e che fa dividere la gente in tifoserie.

I buoni e i cattivi, i sacrificabili e i giustificati, gli aiuti e le risorse, i ricchi presuntuosi diventati simpatici e capaci di governare il mondo come se fosse un’azienda.

Ma una volta non si facevano le rivoluzioni contro la borghesia autoritaria ed egemone?

Oggi, sembra che questo concetto si sia rovesciato, l’inedia politica, cioè il male assoluto, ha fatto si che le nostre vite siano gestite da persone senza scrupoli e ricchissime, che hanno sgretolato mondi e parallelismi costruiti con fatica ed equilibrio comune.

L’inadeguatezza dei nostri politici, ci ha evidenziato che in vent’anni non si è riusciti a costruire un’ Europa federale che facesse da faro, dandosi delle regole comuni.

Siamo sempre ai tornelli di partenza e non riusciamo a fare il grande passo, verso un’unione di fatto e di sostanza.

Aspettiamo sempre una forza d’urto che ci sproni e ci motivi a farlo.

L’unica entità morale e non politica che sta provando ad invertire il senso di marcia, in mezzo a queste macerie è Papa Francesco, che ha avuto il coraggio di dire che “ arrendersi non è una sconfitta, ma una vittoria”.

Cose che avremmo dovuto curare ed annaffiare, come una pianta sempreverde, ed invece noi in ottant’anni di benessere, abbiamo fatto si che la prospettiva si rovesciasse, capovolgendo l’orientamento del mondo e con esso le sue certezze.

Oggi in Europa, ci sono 27 topolini ed un parlamento che non ha il potere di legiferare.

Questa Europa, che non è riuscita a tracciare una rotta per poter diventare faro di civiltà e polarizzare tutto il mondo, oggi cosa fa?.

Non riesce a togliersi di dosso la polvere di cantina di cui è avvolta e arranca su sporchi campanilismi e patriottismi sterili, vedendo definita oggi parassitaria dagli amici americani, e viaggiando a fari spenti corre verso un nazionalismo sfrenato e incontrollato.

Dovredde invece farsi portavoce di una grande Conferenza internazionale di Pace, che possa risolvere gli squilibri mondiali ed avere un effetto positivo anche sui conflitti in corso.

Ci sono tanti movimenti per la pace e per la non violenza che chiedono la celebrazione di una grande conferenza mondiale per il disarmo.

Un mondo che ha raddoppiato le spese militari in vent’anni e come frutto raccolto non si è trovato più sicuro, ma più in guerra, dovrebbe capire la necessità impellente di un forte cambiamento.

Il disarmo è scelta strutturale culturale perché proprio a livello sistemico va a spostare risorse, pensieri politici di scenario, rafforzamento di meccanismi da quelli propri della militarizzazione e del pensiero armato a quelli che permettono una crescita complessiva, armonica, positiva delle società.

In pratica, dunque, le scelte di disarmo come conseguenza sia diretta che indiretta vanno ad alimentare tutte quelle dinamiche di “pace positiva” che fanno convergere in una società non solo gli elementi più propri di pace e di Nonviolenza, ma anche tutti quegli sforzi di crescita socio-economica delle comunità in termini cooperativi e non competitivi.

Dobbiamo provarci e ci dobbiamo credere con tutte le nostre forze.

Non dobbiamo arrenderci davanti a questi avvenimenti e tantomeno delegare altri a fare una politica così distruttiva e pericolosa per l’umanità.

Dobbiamo convincerci che la pace è bella, non solo nel senso estetico, Ma soprattutto sul piano etico.

La bellezza, parola poco usata in politica, ha in sé un contenuto fortemente etico, in quanto l’idea di bello e quella di bene sono legate dalla medesima radice che è strettamente connessa con la politica.

Al contrario siamo immersi, da sempre, dentro una narrazione visiva della guerra, della violenza e della brutalità.

Le guerre ed i conflitti hanno abitato il mondo da sempre, siamo esseri in perenne stato conflittuale.

Polarizzazione e frazionamento sono le coordinate che caratterizzano le nostre società, dentro le quali crescono e prosperano gruppi umani che faticano a trovare un terreno d’incontro comune.

Questa non può e non deve diventare una condizione immodificabile né può considerarsi una condizione geneticamente e scientificamente determinata.

Noi siamo esseri in conflitto ma, nello stesso tempo, capaci anche di alleanze e di ricerca di contatti.

Più siamo politicamente indotti a pensare solo con le categorie escludenti del noi e del loro, più tendiamo a chiuderci e ad alimentare conflitti ad ogni livello.

La politica deve incoraggiare le persone a far proprie più appartenenze trasversali compreso il nostro sistema cognitivo per tendere a ridurre le emozioni negative stimolando la creazione di nuove alleanze e nuovi prospetti. ( multiculturalità )

Non possiamo permetterci di vedere escalation di guerra su tutti i fronti del pianeta e gestire queste brutalità armandoci e pregando che la santa deterrenza ci salvi.

Non possiamo permetterci oggi giorno nel mondo 56 conflitti attivi, di diversa estensione e intensità che coinvolgono oltre 92 Paesi (più o meno direttamente), Italia compresa.

Non possiamo guardare ed ascoltare mentre mangiamo, informazioni di morte, come se fosse un documentario di un altro pianeta.

Non voglio essere tifoso di uno o dell’altro e tantomeno giustificare una guerra su di un’altra, quando muore una persona o un bambino per violenza causata da armi, tutti abbiamo già perso.

Sottolineo il fatto che il silenzio dei potenti imperialisti è assordante, che il silenzio del re nudo Europa è assordante e che tutto è senza soluzione per un cessate il fuoco incondizionato.

Ci sono domande che non hanno risposte, verso le quali tutti arretrano:

Perché alla Russia hanno fatto tante sanzioni e ad Israele nessuna? Forse perché Israele è l’orbita polarizzante dell’occidentalità in medio oriente, oltre ad avere intrecci economici colossali con l’alter ego Stati Uniti?

Perché persone come gli israeliti, dopo aver provato la shoa, non arretrano davanti al genocidio legalizzato di un popolo come quello palestinese.

Naturalmente non si può usare la parola genocidio con leggerezza, e non c’è nemmeno un’unità di misura che la possa indicare, ma 60000 morti e una distruzione indiscriminata, potrebbe portare fortemente a pensarlo.

Un luogo comune che ritroviamo nei genocidi è che, in tutti quelli riconosciuti, vi erano persone ideologicamente e fortemente fanatiche, accomunate a tante persone che stavano facendo “bene” il loro lavoro.

Se i 27 o 26 topolini non agiscono, se il mondo non agisce, tocca a noi rompere il silenzio e come cittadini comuni dovremmo chiedere a gran voce il cessate il fuoco permanente su tutti i fronti, sanzioni economiche rilevanti su Israele, e finalmente il riconoscimento dello stato palestinese.

L’accaduto nefasto e aberrante del 7 ottobre, ha un pregresso di circa ottant’anni.

Questo non può giustificare lo sterminio sistematico di un popolo e non può neanche far pensare che difendere i diritti dello stato palestinese sia tifare per lo stato islamico.

Sono convinto che tanti israeliani, russi e ucraini la pensino come me.

Si deve ritrovare un equilibrio mondiale partendo e rimodulando il senso civico e umano di un popolo su di un altro.

Si deve ritrovare una politica che abbia il senso della redistribuzione delle risorse per uno stato sociale sempre più giusto.

Bisogna ritornare ad annaffiare la pianta della democrazia, oramai quasi in agonia.

Non bisogna più morire per delle guerre.

Per questo noi di “Lagosanto che si muove” e tutte le sinistre che si tengono strette attorno ad una visione di mondo diversa, vorremmo ci fosse una presa di coscienza da parte di tutti.

Le guerre, ad ogni livello, vanno ripudiate, così come è scritto nella nostra Carta costituzionale all’articolo 11”.

Non ci sono motivazioni, di nessun genere, che possano giustificare quanto sta avvenendo.

Là dove finora nulla hanno potuto le diplomazie, è necessario arrivare con una presa di coscienza collettiva che deve e può partire anche dalle nostre comunità.

Ognuno per la propria parte, possiamo dare, con determinazione e manifestando tutta la nostra contrarietà ed il nostro sdegno per ogni forma di conflitto, un modesto, ma importante contributo per riportare alla ragione chi sta diabolicamente perseguendo obiettivi distruttivi che allontanano i processi di pace, rappresentando un pericolo per tutta l’umanità.

E’ per questo che noi di “Lagosanto che si muove” chiediamo di esporre la Bandiera della Pace dal Palazzo municipale per far sentire la voce di Lagosanto.

Paese che deve ripudiare con forza la guerra ed ogni forma di limitazione e soppressione della libertà altrui.

Non c’è una ragione intrinseca per cui diverse persone non dovrebbero essere in grado di coesistere, bisogna aprire e non chiudere, e se necessario essere capaci di fare scelte, a volte anche radicali, cercando i compromessi necessari per una convivenza di pace tra tutti i popoli.

Viva il mondo e gli esseri umani.

Andrea Pambianchi – Consigliere di minoranza, Comune di Lagosanto – gruppo Lagosanto che si muove

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