A processo dopo una ‘latitanza‘ durata oltre dieci anni, tanti quanti ne sono passati dalla nottata del 5 dicembre 2014 quando – insieme ad altri tre uomini, già giudicati tra condanne e assoluzioni – avrebbe rapito e stuprato per sette lunghe ore una ragazza serba di 26 anni.
È quello che spetta a un 31enne di nazionalità rumena, che ora deve rispondere di violenza sessuale di gruppo, sequestro di persona e rapina aggravata.
La vittima – secondo l’accusa – venne fermata in strada da due persone lungo via Veneziani a Ferrara, dove stava lavorando. I due la costrinsero a forza a salire in auto, la picchiarono, le rubano la borsetta con dentro 195 euro e cellulare e iniziarono ad abusare di lei.
Il primo stupro avvenne in auto. Poi la ragazza fu portata in un casolare abbandonato in via Portoni a Portomaggiore, dove si trovavano altre cinque persone. Qui avvenne la violenza di gruppo. Gli aguzzini si diedero il turno per più di due ore, prima di decidere di liberarla.
Fu notata intorno alle 5 da una pattuglia dell’Arma dei carabinieri, mentre stava camminando lungo via Olmo in stato confusionale.
Solo mesi dopo, a maggio 2015, riconobbe uno degli stupratori, grazie ad alcuni tatuaggi. Qui il primo indizio valido per i carabinieri del Norm di Portomaggiore, che poi arrivarono a indagare altre due persone tramite riconoscimenti fotografici effettuati dalla 26enne.
Un quarto venne invece incastrato dalle tracce del dna trovato nel casolare (su un mozzicone di sigaretta) e su una felpa della ragazza e alla fine fu l’unico a essere condannato a 8 anni in rito abbreviato, mentre gli altri due furono assolti per non aver commesso il fatto.
Per il 31enne di nazionalità rumena – difeso dall’avvocato Cristian Altieri – invece, che era stato inizialmente dichiarato irreperibile, il processo è iniziato ieri (9 aprile) dopo dieci anni.
La prossima udienza è fissata per il 1° ottobre.
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