Cronaca
10 Aprile 2025
La richiesta dopo quattro ore di requisitoria. Il pm Stefano Longhi: "L'ingegnere è vittima di sé stesso, delle proprie scelte e delle modalità padronali con cui ha volontariamente gestito le proprie società"

Crac Magazzini Darsena. Chiesti nove anni per Mascellani

di Davide Soattin | 3 min

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La Procura di Ferrara ha chiesto nove anni di condanna – senza il riconoscimento delle attenuanti generiche – per Roberto Mascellani, il 73enne ingegnere ferrarese – ex patron del Basket Club Ferrara – accusato di bancarotta fraudolenta dopo i fallimenti delle società Magazzini Darsena, Partxco e Sinteco.

La richiesta del pm Stefano Longhi è arrivata durante la mattinata di ieri (mercoledì 9 aprile) dopo quattro ore di requisitoria, davanti al collegio del tribunale di Ferrara, presieduto dalla giudice Sandra Lepore con a latere i giudici Marco Peraro e Giovanni Solinas.

Quattro ore di discussione in cui il titolare del fascicolo di indagine ha – passo dopo passo – dettagliato e motivato la tesi accusatoria secondo cui l’imputato avrebbe distratto fondi al fallimento attraverso operazioni tra società che controllava direttamente o delle quali era referente ultimo.

In tutto si parla di un buco da 30 milioni di euro.

“Un danno patrimoniale di ingentissima consistenza” l’ha definito il sostituto procuratore, specificando che le condotte contestate a Mascellani sono caratterizzate da un “livello di preordinata e complessa artificiosità con pregnanza e consistenza tali da aver reso lunghe e difficoltose le indagini”.

Per il pm Longhi, nonostante si sia spesso dichiarato “vittima di imprenditori, di arbitri, di giudici e di pubblici ministeri”, Mascellani è “in realtà solamente vittima di sé stesso, delle proprie scelte e delle modalità padronali con cui ha consapevolmente e volontariamente gestito le proprie società”.

“Società – ha aggiunto – che agivano in assenza di una doverosa e trasparente formalizzazione dei loro reciproci rapporti e che spesso operavano in situazioni di palese conflitto di interesse e che, al di fuori di ogni logica di gruppo, sono state utilizzate come serbatoi finanziari per soddisfare contingenti necessità dell’una o dell’altra”.

L’aspetto più grave di tutta la vicenda giudiziaria però, secondo il pm, starebbe nel fatto che “molte di queste operazioni sono state congegnate e attuate solamente per soddisfare il tornaconto personale dell’imputato che, in più di una circostanza, ha gestito questi affari solo per poter guadagnare il proprio, assicurandosi il profitto delle relative condotte distrattive attraverso il trasferimento delle relative somme di denaro sul proprio conto corrente svizzero“.

“Che l’imputato – ha proseguito – fosse ben consapevole della natura illecita dei propositi perseguiti è dimostrato dal fatto che ha agito utilizzando due società che operano in paradisi fiscali, oltre che plurime società fiduciarie, e ha costituito o acquisito il controllo di società terze. Alla faccia della trasparenza. Mascellani era indubitabilmente il dominus, vale a dire che il centro unico delle decisioni volta per volta assunte dalle varie imprese coinvolte nelle singole operazioni non poteva essere che lui stesso”.

Secondo il pm infatti l’imputato “non agiva con l’ausilio di una squadra o con uno staff di professionisti deputati all’elaborazione di strategie imprenditoriali di gruppo” tanto che “i collaboratori che ha evocato a dibattimento altro non erano che i dipendenti delle società che, ovviamente, si limitavano ad attuare quelle che erano le direttive“.

La Procura ha chiesto la condanna per tutti i capi di imputazione, eccezione fatta per l’ultimo, per cui – alla luce delle prove raccolte e dell’istruttoria dibattimentale – è stata chiesta l’assoluzione. Quanto alla richiesta di non riconoscere le attenuanti generiche, il sostituto procuratore l’ha motivata dicendo che – da parte di Mascellani – “non c’è stato nessun ristoro, neanche indiretto, nonostante potesse disporre di ingente liquidità” che – secondo il pm – avrebbe potuto utilizzare per coprire il buco che avrebbe creato.

Il processo tornerà in aula il 7 aprile per le arringhe di parte civile e difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Gian Luigi Pieraccini.

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