C’è anche Ferrara tra le province coinvolte nella maxi-operazione del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Trieste che – dopo un’articolata attività di indagine diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano – ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di un importo complessivo di 92 milioni di euro, profitto del reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.
L’attività – con l’impiego di circa settanta militari e il supporto tecnico-operativo del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (Sisco) e delle unità cinofile delle Fiamme Gialle, si è sviluppata nelle province di Milano, Monza-Brianza, Napoli e Ferrara.
Qui, nel Ferrarese, su sei società di capitali e undici persone fisiche coinvolte complessivamente nell’indagine, il blitz della Guardia di Finanza ha toccato cinque soggetti per un totale tra i 15 e i 20 milioni di euro sequestrati.
Il provvedimento arriva alla fine di complesse investigazioni, anche transnazionali, avviate a partire dal 2024, che hanno riguardato l’operatività in territorio nazionale di un’organizzazione criminale, composta anche da soggetti vicini a clan camorristici, dedita al traffico illecito di rifiuti e al successivo riciclaggio dei proventi illeciti.
In dettaglio, l’organizzazione si è avvalsa di oltre cinquantuno società tra cartiere e filtro italiane che, nel periodo di indagine, hanno emesso fatture per operazioni inesistenti nel settore del commercio all’ingrosso di metalli per oltre 320 milioni di euro a favore di imprenditori compiacenti, localizzati nelle province di Milano e Ferrara, cui è corrisposto un illecito profitto superiore a 160 milioni di euro.
In particolare, gli accertamenti hanno permesso di individuare una vasta frode ambientale e fiscale volta a garantire l’approvvigionamento – in favore di due aziende di smaltimento rifiuti del Nord Italia – di materiale di scarto o di provenienza illecita (per lo più rame e alluminio).
In questo contesto, gli ingenti flussi di prodotti gestiti dall’organizzazione venivano regolarizzati attraverso false fatturazioni emesse da imprese di comodo, così da nasconderne la provenienza illegale e deresponsabilizzare formalmente gli amministratori delle aziende di stoccaggio cessionarie, invece pienamente consapevoli dell’origine illecita della merce.
Parallelamente, i pagamenti delle fatture di comodo emesse venivano trasferiti su conti correnti esteri, anche cinesi, attraverso ulteriori flussi di false fatturazioni, per impedirne l’agevole tracciabilità.
L’attività investigativa complessivamente sviluppata, anche attraverso l’utilizzo di operazioni tecniche di intercettazione telefonica e ambientale, pedinamenti, monitoraggio attraverso Gps degli spostamenti dei mezzi utilizzati per il trasporto dei rifiuti ferrosi, installazione di telecamere su pubblica via e accertamenti bancari, ha così consentito di ricostruire la filiera dell’articolata frode.
La misura cautelare reale delle scorse ore si aggiunge a un altro sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, del profitto del reato ambientale, pari a circa 70 milioni di euro, eseguito a luglio 2024 con cui sono stati raggiunti molteplici beni di lusso in possesso dei sodali, anche per interposta persona.
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