Cronaca
8 Aprile 2025
Il 53enne Sandro Biondi era stato condannato a ventidue anni di carcere in primo grado. La difesa ha deciso di impugnare la sentenza e di ricorrere al secondo grado di giudizio

Soffocò la madre nel sonno. Sceglie di fare appello

di Davide Soattin | 2 min

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Ci sarà un processo di secondo grado per Sandro Biondi, il 52enne ferrarese condannato – in primo grado – a ventidue anni di carcere per l’uccisione della madre, l’83enne Maria Luisa Sassoli, soffocata con un cuscino mentre dormiva nel letto della loro abitazione.

La difesa dell’uomo infatti, rappresentata dagli avvocati Francesco Andriulli e Guido Guida, lo scorso 4 aprile, ha depositato l’atto d’appello con l’obiettivo principale di arrivare quantomeno a una riduzione della pena che gli era stata inflitta dal tribunale di Ferrara.

Due i motivi su cui si basa il ricorso. Il primo è una richiesta di approfondimento della capacità di intendere e di volere di Biondi al momento del fatto, con la proposta di effettuare una perizia. Il secondo è la richiesta di considerare le attenuanti generiche come prevalenti rispetto alle aggravanti, in considerazione del fatto che Biondi comunque ha mantenuto un atteggiamento sempre molto collaborativo, ha chiamato lui la polizia e ha fatto un processo sostanzialmente allo stato degli atti.

I fatti risalgono allo 23 febbraio 2023, quando l’uomo aveva deciso di ammazzare la donna, l’83enne Maria Luisa Sassoli, mentre si trovava a letto, nella loro casa, un appartamento al piano terra di un condominio Acer in via Argante 11, al Barco, poche ore prima che l’anziana fosse trasferita in una casa di riposo poiché lo stato di salute fisico e mentale non ne permetteva più una cura e una gestione a domicilio. Subito dopo l’arresto, operato dagli agenti della Polizia di Stato, l’uomo  aveva confessato tutto negli uffici della Questura.

Per lui, durante la propria requisitoria, chiedendo di riconoscerne il vizio parziale di mente, il pm Andrea Maggioni aveva proposto dodici anni di pena in primo grado.

La Corte d’Assise del tribunale di Ferrara però, ritenendolo capace di intendere e di volere al momento del fatto, lo aveva condannato a ventidue anni di carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal vincolo familiare e dall’età della vittima.

Ora la palla passa alla Corte d’Assise d’Appello del tribunale di Bologna, che dovrà valutare se confermare la sentenza di primo grado pronunciata dai giudici ferraresi oppure se accogliere il ricorso presentato dalla difesa dell’uomo.

 

 

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