di Tommaso Piacentini
Un ritorno all’unione e al dialogo. Questo è l’obiettivo che Leonardo Uba, trentaduenne laureato in giurisprudenza e ora candidato alla corsa per la segreteria provinciale del Pd di Ferrara, ha presentato nel manifesto dal titolo “Officina Pd: dove le idee prendono forma”, a cui affida l’ideologia alla base del suo modo di ripensare il partito democratico.
In effetti, nel suddetto manifesto il termine “confronto” ricorre in ben sei occasioni, così come “dialogo” e termini affini quali “occasioni di dibattito”e “torniamo a parlarci”. Ma Uba tiene a precisare che, per ripartire, il Partito democratico non possa basare questo dialogo solo su “riunioni autoreferenziali in cui parliamo di filosofia”, bensì debba aprirsi all’esterno. In primis coinvolgendo i circoli, affinché accolgano le proposte e le problematiche di chi vive in città e nelle frazioni e diventino spazi aperti a studenti e lavoratori; poi tramite un rapporto di ascolto reciproco con parti sociali, datoriali e lavoratori.
“Servono persone che vivono la città e sappiano da essa trarre gli spunti per dare gli indirizzi del partito e per fare questo serve un’apertura massima – ha dichiarato Uba -. Noi abbiamo perso le sedi di confronto con le associazioni di volontariato, di sport e di cultura, ma anche le contrade e le parrocchie. Abbiamo perso tutti quegli ambienti dove i partiti che hanno costituito il partito democratico sono sempre stati presenti”.
Da qui, secondo il neocandidato, si dovrà ripartire. Una ripartenza che deve tenere conto però di una presa di coscienza degli errori compiuti: “Bisogna prendere coscienza che abbiamo sbagliato i metodi, basta analisi delle sconfitte e diamo l’opportunità alle persone che intendono aprire il partito”.
In seconda istanza, comunità d’intenti e unità interna sono gli altri due aspetti essenziali del programma di Uba. Non a caso, un paragrafo del suo manifesto è intitolato “L’importanza della squadra”: “Prima, durante e dopo il congresso locale – scrive il candidato – il nostro partito deve procedere a elaborazioni politiche che rappresentino un impegno verso tutta la comunità: per farlo è necessario lavorare in squadra, poiché il congresso non serve a dividerci, bensì a renderci più forti”. Su questo punto Uba è ritornato varie volte per evidenziare come, ad un confronto interno, debba seguire una linea politica unitaria: “Un partito che vive nel 2025 non può permettersi di avere cinquanta sfumature su uno stesso tema. Deve avere un’idea precisa, perché se non ce l’abbiamo noi, non arriva nemmeno alle cittadine e ai cittadini”.
Per perseguire questo obiettivo, secondo Uba deve essere presente una segreteria che indichi la via politica da seguire: “Abbiamo lasciato in questo periodo che la politica locale fosse dettata dai Consiglieri comunali, che stanno facendo un ottimo lavoro, però dobbiamo ribadire che un partito vive dell’autonomia dei suoi organismi dirigenti”. “Ci vuole un Consiglio comunale e ci vuole una segreteria – ha ribadito il candidato dem -; segreteria in cui ci sarà l’espressione del Consiglio comunale, ma la segreteria deve avere anche la responsabilità e l’autonomia di dire ai Consiglieri quando stanno sbagliando”.
In sintesi, il modello a cui Uba punta per la sua campagna è quella di un partito rinnovato: “Rinnovato negli organismi direttivi ma anche nel modo di pensare: sono cambiati i tempi, è cambiata la società e sono cambiati i bisogni, non possiamo più pensare che la politica di ieri sia la politica adatta alle sfide di oggi” scrive nel suo manifesto il candidato, che ha poi sottolineato la volontà di andare oltre i personalismi: “Se mi immagino la segreteria del pd comunale, immagino una segreteria che mette da parte il cursus honorum delle persone, ma tenga presente ciò che quelle persone rappresentano per la comunità”.
In conclusione e a proposito di personalismi, Uba ha riservato un’ultima chiosa alle divisioni interne al partito: “La dicotomia Calvano-Zappaterra non riguarda solo loro: è una dicotomia che si amplia su vari tavoli e diversi motivi”. “Nel partito ci sono tantissime anime – ha proseguito Uba – e ricondurre tutto a loro due è riduttivo. Io voglio uscire dalla “pluricotomia”, perché c’è bisogno di confrontarsi sul metodo, sull’organizzazione e sui temi concreti”.
Una segreteria giovane, europeista e schleiniana. Questa è la linea di pensiero di Uba, che si batte per quella che definisce non una lotta di potere che possa portare a un cambio di rotta del partito, bensì un sogno comune.
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