Hanno entrambi scelto di essere processati con rito abbreviato il 58enne Alessandro ‘Caso’ Casolari, storico esponente del Gruppo d’Azione e del movimento ultras di fede spallina, e il 51enne Roberto ‘Gildo’ Roma, finiti a processo con le molteplici accuse di rapina aggravata, sequestro di persona e indebito utilizzo di strumenti di pagamento dopo quella che sembrava essere una ‘normale’ compravendita di droga avvenuta nell’agosto 2023 in un appartamento della città, dove i due avevano attirato un giovane.
Lo avevano fatto con la complicità di due uomini di 62 e 22 anni, entrambi ferraresi, anche loro a processo con le stesse accuse: il primo (avvocati Marcello Borsetti e Enrico Belletti) ha chiesto l’interrogatorio per poi valutare eventuali riti alternativi, mentre il secondo (avvocato Rosalia La Barbera) ha preannunciato di voler discutere l’udienza preliminare.
Tutto ebbe inizio quando la presunta vittima fissò un appuntamento dentro un’abitazione in una zona periferica della città. Lì avrebbe dovuto incontrare alcune persone per concludere un acquisto di droga. I venditori si erano dimostrati molto disponibili a concludere l’affare tant’è che, pur di incontrarlo, gli avevano pagato la corsa del taxi che dal Barco, dove si trovava in quel momento, lo aveva portato fino alla casa in cui si doveva incontrare. A ‘scortarlo’ c’era anche una persona di fiducia degli spacciatori.
Non appena venne aperta la porta dell’abitazione, però, la situazione degenerò in una vera e propria aggressione da parte di tre uomini: uno vestito in tuta mimetica e uno vestito di nero, entrambi travisati da passamontagna, e un altro di corporatura robusta travisato da una bandana. Due di loro, i primi due, erano Casolari e Roma. Spuntarono anche una pistola e un taser nell’intento di farsi rilasciare il pin del bancomat. Dopo una breve colluttazione, il giovane venne immobilizzato con fascette da elettricista ai polsi e alle caviglie, privato del portafoglio e del telefono cellulare e chiuso in una stanza.
Dopo alcuni minuti e numerosi sforzi, il giovane riuscì a liberarsi e, gettandosi dalla finestra, riuscì a darsi alla fuga. Nonostante ciò venne immediatamente raggiunto da uno dei rapinatori, che lo costrinse a subire una seconda violenta colluttazione che allarmò i vicini di casa. Quest’ultimi, spaventati per il grande trambusto, chiamarono i carabinieri. Il bottino della rapina fu modesto se confrontato ai fatti: 100 euro in contanti, 40 euro prelevati indebitamente da uno sportello bancomat della città, un telefono cellulare e le chiavi di casa.
Quanto successo insospettì i carabinieri che immediatamente avviarono una attività di indagine lunga circa nove mesi per vederci chiaro e ricostruire eventuali retroscena della vicenda, a partire dai rilievi tecnici eseguiti all’interno dell’abitazione e dalla testimonianza della vittima. È qui che emerse, in prima battuta, il coinvolgimento di due degli attuali imputati, il 62enne e il 22enne. Il primo immediatamente identificato come quello che aveva agito travisato dalla bandana, il secondo invece venne riconosciuto grazie a un dettaglio: nelle fasi concitate della colluttazione fuori dall’abitazione, la vittima aveva notato un’automobile bianca usata da un suo conoscente che si era allontanata velocemente dal luogo.
Dagli accertamenti svolti sulla targa del veicolo, annotata da un testimone e fornita agli operatori del 112 intervenuti sul posto, fu possibile accertare che l’automobile era effettivamente utilizzata dalla persona indicata dalla vittima e i militari riuscirono a individuare l’abitazione del 22enne che, nella tarda mattinata del 23 agosto, venne arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. Per cercare di fuggire al controllo dei carabinieri infatti, dopo essere stato chiamato in caserma per essere sentito sui fatti del giorno precedente, il giovane li aveva spintonati tentando la fuga. Poi, sottoposto a perquisizione domiciliare, era stato trovato in possesso di un chilo e mezzo di hashish, 31 grammi di cocaina, 119 grammi di marijuana, oltre a 13mila euro in banconote false.
I carabinieri si attivarono e così iniziarono a ricostruire, tramite una meticolosa analisi del traffico telefonico, i contatti del primo arrestato e il motivo della sua presenza sul luogo della rapina. L’attività portò infine a tre uomini con cui il giovane aveva frequenti e sospetti contatti: il 58enne Alessandro Casolari e il 51enne Roberto Roma, entrambi residenti a Ferrara, mentre il terzo fu l’uomo di 62 anni.
Casolari (avvocati Alessandro Felisati e Giovanni Montalto) e Roma (avvocato Giovanni Montalto) sono inoltre accusati di spaccio, mentre il solo Casolari, oltre che per la detenzione di armi non autorizzata (una pistola Revolver, un taser e un fucile a canne mozze con relativo munizionamento), deve anche rispondere – in un procedimento separato – di tentata induzione a non rendere dichiarazioni alla giustizia e fabbricazione e cessione di ordigni esplosivi senza licenza per aver assemblato e poi aver fornito un ordigno rudimentale in mano a due giovani di 18 e 19 anni (difesi dall’avvocato Pasquale Longobucco) che gli ruotavano attorno, con l’indicazione precisa di farlo esplodere sotto il condizionatore del palazzo in cui viveva una donna con intenti intimidatori. Entrambi però vennero sorpresi dai militari mentre si aggiravano con fare furtivo e furono denunciati, nonostante le minacce di Casolari a uno dei due nel tentativo di non farlo parlare con gli inquirenti, che però non sortirono gli effetti desiderati.
Al momento, dopo un periodo di custodia cautelare in carcere, sia Casolari che Roma sono agli arresti domiciliari. Per loro, oltre che per gli altri due sodali, l’udienza preliminare tornerà in aula il 17 luglio.
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