Paolo Govoni dalla Camera di Commercio a Sipro
L’attuale vicepresidente della Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna è benvoluto sia dalla parte politica (Comune di Ferrara in primis, che detiene il 48% della società) che da quella imprenditoriale
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L’interruzione dell’ultima seduta del Consiglio comunale di Ferrara continua a far discutere e ieri è stata protocollata anche una mozione di Marzia Marchi, consigliera comunale del Movimento 5 Stelle, nella quale si critica l’operato del presidente del Consiglio comunale Federico Soffritti e ancora di più quello del sindaco Alan Fabbri.
Marchi, va sottolineato, non giustifica in alcun modo la protesta che “ha interrotto lo svolgimento della discussione” sulle due mozione e un odg inerenti il riconoscimento dello Stato di Palestina. “La protesta – aggiunge – ha assunto toni esagerati e inappropriati rispetto all’andamento della discussione che era appena iniziata”.
La consigliera pentastellata dice di criticare “con fermezza gli atti di violenza verbale e intolleranza verificatisi nella seduta del 24 marzo 2025”. “Critica – aggiunge – con la stessa fermezza il comportamento del Presidente del Consiglio per non essersi attenuto a quanto previsto dal Regolamento”. Con “ancora più fermezza” critica “l’atteggiamento del Sindaco il quale – a seduta definita terminata – aizza la protesta dei palestinesi urlando loro terroristi e mandandoli in mala maniera a casa loro, in quella Palestina dove si muore quotidianamente”.
Infine Marchi “ribadisce il proprio impegno a garantire un clima di rispetto e civile convivenza all’interno del Consiglio Comunale e in tutte le sedi istituzionali”.
Nell’argomentare il contenuto della sua mozione la consigliera fa presente che “a norma dell’art 71 comma 2 del Regolamento Comunale la forza pubblica non può entrare nell’aula se non a richiesta del Presidente e dopo che sia stata sospesa o tolta la seduta”.
“Sempre a norma dello stesso articolo – aggiunge -, comma 3: Il pubblico ammesso ad assistere alle sedute del Consiglio deve restare nell’apposito spazio allo stesso riservato, tenere un comportamento corretto, astenersi da ogni manifestazione di assenso o dissenso dalle opinioni espresse dai Consiglieri o dalle decisioni adottate dal Consiglio, anche mediante l’uso di cartelli, striscioni, manifesti e quant’altro possa disturbare il regolare svolgimento della seduta”.
Marchi fa quindi presente che nella seduta del 24 marzo “si sono manifestate delle proteste mediante lo srotolamento di striscioni e l’urlo di invettive da parte di persone palestinesi o filo palestinesi” e che “i rappresentanti pro Palestina, sovvertendo le norme che regolano il Consiglio Comunale hanno esposto striscioni e bandiere della Palestina, prendendo spazio e parola con impeto e urla di rabbia nei confronti degli amministratori presenti, cui si rivolgevano con parole forti e offendenti come assassini”.
Marchi fa anche notare che “a norma del già citato art.71 , comma 5 il Presidente dopo aver dato gli avvertimenti del caso può ordinare l’immediata espulsione di chiunque arrechi turbamento e non tenga un comportamento conforme a quanto indicato al sopracitato comma 3 e qualora risultino inefficaci i provvedimenti adottati, può disporre l’intervento della forza pubblica”.
“Nel comma 6 – aggiunge – dello stesso art. 71 si legge ancora: Qualora il comportamento del pubblico ostacoli il proseguimento della seduta, il Presidente può disporre lo sgombero dell’aula da parte di tutti i disturbatori. Quindi, ove gravi motivi di ordine pubblico lo impongano, il Presidente, sentiti i Presidenti dei gruppi, può disporre la prosecuzione della seduta a porte chiuse, facendo annotare tale decisione nel verbale”.
Citando infine l’articolo 72 spiega che “qualora sorga un tumulto nella sala delle adunanze e risultino vani i richiami del Presidente, questi abbandona il seggio e la seduta è sospesa fino a quando egli non riprende il suo posto. Se ripresa la seduta, il tumulto prosegue, il Presidente può nuovamente sospenderla a tempo determinato oppure toglierla definitivamente”.
Però, “come si evince anche dalla registrazione del Consiglio, il presidente non ha espletato nessuna delle azioni sopracitate a norma di regolamento ma ha dichiarato immediatamente sospesa la seduta senza dare il tempo alla forza pubblica (già presente in aula ed evidentemente dallo stesso Presidente precedentemente allertata) di sgomberare l’aula”.
Inoltre, “nonostante il presidente avesse dichiarato sospesa la seduta e invitato il Consiglio ad abbandonare l’aula: ‘abbandoniamo l’aula’ e ‘il Consiglio è terminato’ – dice, esplicitamente in spregio alle sopra citate norme del Regolamento -, il sindaco, assente per tutta la seduta e comparso solo alle ore 18.25 (cioè un attimo prima della presentazione della mozione di maggioranza) prende la parola e, contravvenendo non solo al Regolamento e alla tenuta del proprio ruolo di rappresentante delle istituzioni, replica inveendo contro i manifestanti definendoli terroristi, filo terroristi e mandandoli a casa loro (andè a cà vostra)”.
La mozione, conclude Marchi, “mira a fornire una risposta ferma e decisa agli episodi di intolleranza da qualunque parte provengano”. E mira a farlo “in misura maggiore quando tali atteggiamenti provengano dal massimo rappresentante istituzionale della città, riaffermando i valori fondamentali del rispetto e della democrazia all’interno del Consiglio comunale di Ferrara così come in tutta la città che esso rappresenta”.
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