Gentile redazione,
ritengo doveroso rispondere alle affermazioni contenute nella lettera dell’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali in merito a un mio comunicato stampa, pubblicato su Estense.com il 24 marzo 2025.
Preciso che Leal, secondo il proprio statuto, si occupa della difesa dei diritti degli animali e dell’abolizione della sperimentazione animale. L’etichetta “vegana/antivivisezionista” è riduttiva e fuorviante rispetto all’impegno complessivo dell’associazione.
Essere dalla parte degli animali dovrebbe essere una scelta naturale, che implica non solo il rifiuto di mangiarli, ma anche la condanna di ogni forma di sfruttamento, inclusi massacri legalizzati come le battute di caccia e altre violenze sistematiche.
1. Sulla presunta pericolosità del lupo per l’uomo
L’affermazione secondo cui “in Italia non esistono attacchi documentati ai danni di persone” va contestualizzata nel quadro moderno della presenza del lupo sul territorio nazionale. Il lupo (Canis lupus italicus) è tornato a ricolonizzare molte aree grazie alla protezione legale e alla riduzione del bracconaggio, ma non rappresenta una minaccia diretta per l’uomo. I casi di attacchi documentati negli ultimi decenni sono estremamente rari e quasi sempre riconducibili a situazioni eccezionali, o a individui abituati alla presenza umana per via di errate pratiche di alimentazione da parte delle persone.
2. Sui casi storici di attacchi
Citare episodi risalenti a due o tre secoli fa non ha alcuna attinenza con la realtà attuale. Nei secoli passati, le condizioni ecologiche, il numero di lupi, le pratiche di gestione della fauna e la situazione sanitaria erano profondamente diverse da oggi. Inoltre, molti episodi attribuiti ai lupi potrebbero essere stati il risultato di errori di identificazione o di superstizioni dell’epoca.
3. Sullo studio “The Fear of Wolves”
Lo studio citato, pubblicato nel 2002, raccoglie dati storici da vari paesi, ma non dimostra affatto che il lupo sia una minaccia per l’uomo oggi. Anzi, il rapporto sottolinea come la percezione del lupo sia spesso influenzata da miti e credenze popolari piuttosto che da dati scientifici.
4. Sugli attacchi recenti
Le affermazioni sugli attacchi avvenuti negli ultimi anni richiedono verifiche rigorose. Ad esempio:
l’episodio di Finale Ligure, ampiamente discusso dai media, non dimostra una predazione ma un’interazione con un animale che potrebbe essere stato condizionato dalla presenza umana.
Gli attacchi di Casalbordino e Roma devono essere analizzati con attenzione per distinguere eventuali ibridi cane-lupo, fenomeno che in alcune aree è più frequente.
5. Sulla popolazione di lupi in Italia
Il censimento dell’ISPRA del 2020-2021 stima circa 3.600 lupi in Italia continentale, un numero ancora ben lontano da una “sovrappopolazione”. Il confronto con altri paesi come Spagna e Romania è fuorviante: questi stati hanno territori molto più vasti e una gestione della fauna differente. La densità riportata per l’Appennino Parmense-Piacentino non significa necessariamente un problema, bensì un fenomeno di ricolonizzazione di habitat idonei.
6. Sulla protezione legale del lupo
Il passaggio della specie a “minore preoccupazione” secondo la IUCN non implica una deregolamentazione totale, ma riflette il successo delle politiche di conservazione. L’Unione Europea e la Convenzione di Berna riconoscono il lupo come una specie di fondamentale importanza ecologica. Tuttavia, il declassamento potrebbe rappresentare un passo indietro nelle politiche di conservazione, inviando un messaggio negativo a livello internazionale e minando gli sforzi collettivi per la protezione delle specie vulnerabili. Inoltre, la Convenzione di Berna non impone una riduzione della protezione, e l’Italia ha il pieno diritto di mantenere il lupo come specie protetta.
7. Sull’abbattimento dei lupi
La Direttiva Habitat prevede deroghe solo in casi specifici e ben documentati, ma l’eliminazione indiscriminata dei lupi è una soluzione inefficace e dannosa per l’ecosistema. Stati come la Francia e la Svezia attuano abbattimenti selettivi, ma con esiti controversi sulla riduzione del conflitto con l’allevamento.
Demonizzare il lupo con dati storici decontestualizzati e informazioni parziali non aiuta a trovare soluzioni equilibrate. La convivenza con il lupo è possibile e passa attraverso la corretta informazione, misure di prevenzione per gli allevamenti e il rispetto della biodiversità. Il lupo non è una minaccia per l’uomo, ma una specie chiave per l’ecosistema, la cui gestione deve basarsi su evidenze scientifiche e non su allarmismi.
Dipingere il lupo come un nemico è un errore antico, proteggerlo è una responsabilità moderna.
dott.ssa Anna Ferraresi, responsabile LEAL sezione di Ferrara