di Daniele Vecchi
Non si può uscire dallo stadio e pensare “ac fatt bugà cass ssen ssugà”, vecchio detto ferrarese che dice più o meno “l’abbiamo scampata bella”, dopo aver pareggiato in casa contro l’ultima in classifica, diretta concorrente, e dopo essere stati sotto 0-1.
Quando la Curva Ovest canta “meritiamo di più” non si riferisce solo a chi va allo stadio, ma si riferisce all’intero popolo biancazzurro e alla città, che per passione, attaccamento ai colori, sacrifici e perché no, blasone, non merita questo reiterato scempio che continua settimana dopo settimana, stagione dopo stagione, in una inesorabile e decadente picchiata dal 16 luglio 2021, ovvero dall’insediamento di questa società.
Ma se poi ci spostiamo 201 chilometri a sud-ovest, accade questo: doppietta di Magnaghi, rete di Visconti e rete di Badje.
La Lucchese (squadra senza società fino a pochi giorni fa, con i giocatori che non percepiscono stipendio da ottobre) rifila quattro reti alla “squadra più forte di questo campionato” (cit. Francesco Baldini), che maramaldeggiò al Mazza due settimane fa rifilando tre reti alla Spal.
E quindi ci si accorge anche di altre sfumature, giungendo, a rigor di logica, ad altre conclusioni.
Ovvero, ogni volta che sul web si sente e si legge qua e là che “i giocatori della Spal non sono tranquilli” oppure che “al Mazza i giocatori sentono troppa pressione”, bisognerebbe sempre guardare a cosa stanno riuscendo a fare i giocatori rossoneri, semplicemente con voglia, determinazione, intensità e amore per il gioco. Cosa che i giocatori della Spal, se non con qualche sporadica eccezione, non stanno facendo.
In realtà manca tutto, in questa gestione Spal.
Mordente, progettualità, capacità di autocritica, e ovviamente talento, ad ogni livello, sportivo e gestionale.
La società che al momento presiede la Spal da tre anni e otto mesi non è mai riuscita ad avere continuità organizzativa e sportiva, e tutte le scarne velleità di progettualità sono sempre state puntualmente e frettolosamente disattese per scelte che si sono rivelate sistematicamente scellerate.
E queste scelte sono fatti, e sono sotto gli occhi di tutti, non c’è bisogno di nominarli o elencarli, sono fallimenti sportivi passati sotto silenzio.
Ma siccome questa dirigenza rivendica che “la Spal è una società di diritto privato”, una delle frasi più infelici e lontane dallo stato attuale delle cose, ci troviamo ancora una volta nella posizione di dover fare chiarezza, per amore della Spal e per amore della città.
La Spal è patrimonio di Ferrara e della storia del calcio, non è solo una azienda con una partita Iva.
Anche perché, in un mondo utopistico e ideale, se la Spal fosse “solo” una società di diritto privato – date le figuracce sportive (retrocessioni avvenute e possibili) e quelle amministrative (basti pensare ai tre punti di penalizzazione che ora servirebbero come l’acqua nel deserto) – chi professa questo cinico distacco patrimoniale e tutti i vertici che hanno preso le decisioni fino ad ora, sarebbero senza lavoro, quindi le dichiarazioni societarie di qualche giorno fa risultano essere un ulteriore ed ennesimo “autogol” da parte di chi ha affermato questo.
Concludendo: questa “squadra con gli attributi” (la Spal, ndr) – come ha dichiarato Baldini – è lo specchio della società che ha costruito questa e tutte le squadre precedenti, andando, risultati alla mano, via via sempre peggiorando, da quel 16 luglio 2021 fino ad arrivare a oggi, quando – sempre questa “Spal con gli attributi”- è riuscita nell’impresa di pareggiare contro il Legnago Salus, ultimo in classifica.
Non osiamo pensare il livello di attributi che Baldini attribuirebbe alla Lucchese che ha rifilato quattro gol alla Ternana.
Ma va bene così, rimaniamo umili. Ma con gli attributi.
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