Notte di tensione nella Casa Circondariale di Ferrara, dove due detenuti di origine magrebina hanno dato vita a una violenta protesta, probabilmente sotto l’effetto di un mix di farmaci e sostanze autoprodotte. L’episodio, avvenuto nella notte tra sabato e domenica, ha richiesto un intervento prolungato del personale di Polizia Penitenziaria, già in grave difficoltà per la cronica carenza di organico.
Secondo quanto riportato dal sindacato di polizia Sinappe, i detenuti avrebbero iniziato a disturbare l’ordine con urla e rumori, avanzando richieste irregolari come l’uscita notturna dalla cella e la possibilità di effettuare una telefonata. L’intervento del medico di turno non è stato sufficiente a calmare la situazione: uno dei due ha continuato a distruggere oggetti, riuscendo persino a smontare parte del blindo di chiusura della cella. La situazione è degenerata ulteriormente quando il detenuto ha dato fuoco a lenzuola e indumenti con un fornellino da campeggio, sprigionando fumo nel corridoio e mettendo in pericolo la sicurezza del reparto.
Le operazioni per ristabilire l’ordine sono state particolarmente complesse e si sono protratte per diverse ore, ostacolate dalla scarsità di personale in servizio. Solo grazie alla professionalità degli agenti presenti si è evitato il peggio, scongiurando danni a persone.
L’episodio si inserisce in una preoccupante escalation di tensioni all’interno del carcere di Ferrara. Il Sinappe denuncia una situazione ormai insostenibile, dovuta alla sproporzione tra il numero di detenuti e quello degli agenti di Polizia Penitenziaria effettivi. Il sindacato avverte che, in assenza di provvedimenti urgenti per riequilibrare le risorse e garantire la sicurezza degli operatori, sarà pronto ad adottare qualsiasi iniziativa necessaria per tutelare la salute fisica e mentale del personale.
Il carcere di Ferrara si conferma dunque un fronte critico per la gestione della detenzione in Italia, dove l’aumento delle aggressioni e degli episodi di rivolta solleva interrogativi urgenti sulla sostenibilità del sistema penitenziario.
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