Attualità
30 Marzo 2025
Dopo le accuse del sindaco, i militanti tornano in strada contro il processo ai tre palestinesi accusati di 'terrorismo'

Libertà per Anan, sit-in di Ferrara per la Palestina: “La resistenza non si processa”

di Redazione | 2 min

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La resistenza non si processa!”. Anche Ferrara partecipa alle giornate di mobilitazione indette dal Comitato Free Anan, in vista della prima udienza del processo ad Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh che si terrà il 2 aprile a L’Aquila. “Tre palestinesi accusati dalle autorità italiane di ‘terrorismo’ per il presunto appoggio e sostegno alla resistenza contro l’occupazione in Palestina”, fa sapere il Comitato sui canali social.

I militanti di Ferrara per la Palestina, dopo essere stati anch’essi definiti ‘terroristi’ dal sindaco Alan Fabbri durante la contestazione in consiglio comunale, non si scoraggiano e tornano in piazza. Questa volta davanti alla sede della Prefettura, come in tante altre città italiane, per chiedere giustizia e libertà per Anan, ancora recluso nel carcere di Terni da un anno, e per Ali e Mansour, scarcerati da alcuni mesi.

Anan Yaeesh, cittadino palestinese di 38 anni originario di Tulkarem, è stato arrestato a L’Aquila il 29 gennaio 2024 su richiesta di estradizione avanzata da Israele. Ex militante della Seconda Intifada, ha scontato oltre quattro anni nelle carceri israeliane e subìto un attacco dalle forze speciali nel 2006. Dopo aver lasciato la Palestina nel 2013, si reca in Norvegia dove viene sottoposto a degli interventi chirurgici per rimuovere proiettili rimasti nel suo corpo per anni. Ha poi raggiunto l’Italia, dove ha ottenuto un regolare permesso di soggiorno nel 2019. Nel 2023 si reca in Giordania dove viene rapito dai servizi di sicurezza e incarcerato per sei mesi.

Grazie alle pressioni dell’opinione pubblica, riesce a tornare in Italia dove però viene arrestato a seguito di un mandato di cattura italo-israeliano per essere processato da un tribunale militare di Israele. Di nuovo, le mobilitazioni in tutta Italia in solidarietà con Anan hanno acceso i fari sulla sua vicenda: il 12 marzo 2024, la Corte d’Appello dell’Aquila dichiara Anan Yaeesh non estradabile, riconoscendo il rischio di trattamenti crudeli e disumani se consegnato a Israele. Tuttavia, Anan resta in carcere per una seconda ordinanza di custodia cautelare legata a un’indagine delle autorità italiane su un presunto coinvolgimento con Ali e Mansour residenti in Abruzzo.

Un anno dopo, Anan, dal carcere, scrive: “La resistenza palestinese è uno dei fenomeni più nobili conosciuti dalla storia. Mi vergogno di trovarmi in una stanza calda, anche se in carcere, mentre i bambini di Gaza muoiono di freddo, fame e sete. Mi vergogno del buon trattamento ricevuto dalle autorità carcerarie qui, mentre i miei fratelli prigionieri nelle carceri israeliane vengono sottoposti ai peggiori tipi di tortura, oppressione, sevizie”.

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