A processo con la duplice accusa di stalking e lesioni nei confronti dell’ex compagno 61enne, ieri (venerdì 28 marzo) mattina la 31enne Amanda Guidi, già condannata in appello a quattordici anni e otto mesi per l’uccisione del figlio, il piccolo Karim – è stata sentita davanti alla giudice Rosalba Cornacchia del tribunale di Ferrara a cui ha fornito la propria versione dei fatti, negando e respingendo le contestazioni che la Procura di Ferrara avanza nei suoi confronti.
In aula, la donna ha sottolineato la reciprocità degli insulti, delle minacce e delle provocazioni tra lei e l’ex compagno, a differenza di quanto invece sostiene l’accusa che, nel ricostruire la vicenda, parla di offese e minacce di morte – al telefono e faccia a faccia – che la donna avrebbe lanciato più e più volte all’uomo, mentre era spalleggiata dal nuovo compagno, il 60enne Romano Maccagnani, anche lui oggi finito a processo con la stessa accusa di stalking e lesioni.
Guidi ha riferito poi anche sull’episodio relativo alla folle aggressione all’esterno di un bar di Portomaggiore. Un fatto risalente allo scorso giugno, quando – per gli inquirenti – aveva colpito l’ex, prima al braccio utilizzando una sedia di metallo e poi all’occhio, impugnando una bottiglia di birra, mentre il nuovo fidanzato che era con lei – secondo la Procura – aveva afferrato la vittima per farla cadere a terra e poi riempirla di calci e pugni con la complicità della stessa imputata.
Un’aggressione particolarmente violenta, tanto da costringere l’uomo – parte civile assistito dall’avvocato Gianluca Filippone – ad andare al pronto soccorso, dove gli avevano riscontrato varie tumefazioni e traumi, con quindici giorni di prognosi, poi prolungati.
La donna però ha raccontato che, in quella circostanza, a iniziare tutto sarebbe stato l’ex che – quando lei arrivò al bar – l’avrebbe inizialmente provocata e poi, nel momento in cui lei gli si avvicinò, l’avrebbe buttata a terra e resa inoffensiva, costringendo poi Maccagnani a intervenire per prenderne le difese.
Da quel fatto ne scaturì una denuncia per entrambi ai carabinieri che, dopo aver svolto gli accertamenti, aver effettuato i riscontri, aver sentito testimonianze, avevano inviato l’informativa alla magistratura. Dopodiché, accogliendo la richiesta del pm Stefano Longhi, il gip del tribunale di Ferrara aveva emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico della donna.
Su quest’ultimo punto, ieri mattina, Procura e difesa dell’imputata – avvocati Marcello Rambaldi e Alessio Lambertini – hanno chiesto e ottenuto la sostituzione della misura restrittiva in carcere con quella del divieto di avvicinamento alla persona offesa.
Le parti sono state poi rinviate al 18 aprile, quando sarà conferito l’incarico alla psichiatra Michela Casoria che dovrà svolgere la perizia psichiatrica su Amanda Guidi, come richiesto durante la precedente udienza dalla difesa della donna.
Sempre ieri infine era in programma anche l’udienza per discutere il processo con rito abbreviato a carico dell’altro protagonista di questa vicenda, il 60enne Romano Maccagnani. Tutto è stato però rimandato al 17 luglio per un legittimo impedimento dell’avvocato difensore dell’imputato.
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