Lettere al Direttore
28 Marzo 2025

Torna a casa tua? Ma dove?

di Redazione | 2 min

Egregio Direttore,

Le chiedo scusa se torno sull’argomento chiedendo di nuovo ospitalità, ma è veramente inqualificabile la destra ferrarese.

In un mondo dove le guerre affollano i titoli e le maggioranze impongono il silenzio, c’è un dolore che resta invisibile: quello delle minoranze dimenticate.
Non abbastanza potenti per contare, non abbastanza comode per essere difese.
Eppure sono ovunque. E gridano.I Curdi, popolo senza Stato, hanno sacrificato vite per la libertà anche di chi oggi li volta le spalle. I Palestinesi, sfiniti, assediati, spinti a vivere tra macerie e memoria. Gli Uiguri, svuotati della loro cultura sotto il peso di una repressione silenziosa. Gli Hazara, i Rohingya, i Sahrawi, i Tamil: nomi sussurrati in un mondo che ascolta solo ciò che gli conviene.

Le minoranze sono lo specchio più sincero della civiltà. E oggi quello specchio ci rimanda un’immagine impietosa. Lo abbiamo visto in Italia, a Ferrara.

Il sindaco Alan Fabbri, durante un consiglio comunale, ha gridato a un manifestante palestinese: “Torna a casa tua!”. Ma quale casa? Se la casa è un cratere, se la famiglia è sotto le bombe, se la terra è diventata un lutto, dov’è che dovrebbe tornare? Non è stata solo una frase. È stato uno strappo all’umanità.

Per questo affermo, senza esitazione, che Alan Fabbri è il sindaco più imbarazzante nella storia ferrarese.
Perché davanti al dolore ha risposto con superficialità. Davanti alla disperazione, con una freddezza che lascia attoniti. E proprio per questo, appare sempre più chiaro quanto sarebbe giusto e necessario che il Movimento 5 Stelle Ferrarese cessasse ogni forma di collaborazione con questa maggioranza sul testo riguardante la Palestina. Perché non si può mediare sulla verità.

Non si può svendere il principio dell’autodeterminazione dei popoli in nome di un equilibrio politico.
Non si può firmare un testo che omette la parola genocidio, né tantomeno restare al tavolo con chi nega la tragedia umana in corso a Gaza, e bolla le vittime come terroriste.
Continuare a dialogare con chi rifiuta di riconoscere il diritto alla vita di un intero popolo significa tradire lo spirito stesso del Movimento: quello che ha sempre camminato dalla parte degli ultimi, e non dei più forti.

Ciò che fa grande una democrazia non è la forza della maggioranza, ma la capacità di proteggere chi resta indietro.
E quando un uomo che ha perso tutto non ha nemmeno il diritto di parlare, allora non siamo più una civiltà: siamo solo spettatori distratti di un’ingiustizia che cresce.

Serve una svolta. Serve coraggio. Serve ascoltare chi nessuno ascolta.
I popoli senza Stato sono la misura della nostra umanità.

Il tempo delle scuse è finito.
Il tempo della coscienza è adesso.

Roberto Baldisserotto, attivista nel movimento 5 stelle di Argenta

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