Politica
27 Marzo 2025
Marchi (M5S) ha inviato ai gruppi che siedono in Consiglio comunale una proposta prima di protocollarla per capire se ci potesse essere condivisione. Rendine (Alan Fabbri Sindaco) interviene d'anticipo difendendo la deterrenza militare come garanzia di sicurezza

Ferrara divisa sulla pace: mozione contestata prima ancora del protocollo

di Pietro Perelli | 3 min

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“La consigliera Marchi ha presentato una mozione sulla Pace, invitiamo tutti i consiglieri comunali ed i cittadini a prendere le distanze da detto documento”. A scriverlo, in una nota, è il consigliere comunale Francesco Rendine a nome della lista Alan Fabbri Sindaco però, la citata mozione, non è ancora stata protocollata.

A spiegarcelo è la consigliera del Movimento 5 Stelle Marzia Marchi che definisce l’uscita del consigliere di maggioranza “profondamente scorretta” perché l’invio del documento era destinato alla ricerca di una condivisione in attesa di essere protocollato. Facendo un passo indietro l’esponente pentastellata spiega di aver fatto questa scelta a seguito della “mozione sulla Palestina che presentai al Consiglio comunale dell’11 febbraio”. In quell’occasione la mozione fu ritirata anche perché “mi fu chiesto dalla maggioranza di condividere prima documenti che riguardassero temi di rilievo nazionale per trovare eventualmente una condivisione”.

Così Marchi ha sperimentato la richiesta fattale e inviato a tutti i gruppi in Consiglio comunale la sua proposta di mozione per capire se fosse possibile trovare una soluzione condivisa. Evidentemente non sarà possibile e probabilmente nelle prossime ore o nei prossimi giorni la mozione verrà presentata con chi vorrà condividerla. La consigliera per ora preferisce non condividerne il contenuto e aspettare di protocollare ufficialmente l’atto.

Rendine ha invece deciso rispondere pubblicamente esternando le sue perplessità e sostenendo che “deve essere garantito l’equilibrio tra sicurezza e cultura della pace”.

Ribadisce la “necessità della deterrenza”, considerata “un elemento chiave per evitare le escalation”, in un “contesto internazionale segnato da conflitti reali”. “La realtà strategica odierna – aggiunge – impone un approccio integrato, dove gli investimenti in difesa si combinano con iniziative culturali e sociali. Il rischio è quello di polarizzare il dibattito, come se fosse impossibile perseguire simultaneamente sicurezza e valori di nonviolenza”.

Rendine, a nome di tutto il gruppo, dice di ritenere quanto proposto dalla consigliera “completamente avulso dalla realtà e dal contesto internazionale” e che “l’idea di delegittimare la retorica bellica può risultare pericolosa se viene intesa come rifiuto di qualsiasi capacità di difesa”.

Secondo il gruppo infatti  “la deterrenza è uno strumento di pace” e “una forte capacità militare può costituire un elemento dissuasivo efficace contro potenziali aggressioni mentre la delegittimazione totale della retorica bellica potrebbe indebolire questo importante strumento di stabilità”. Al contrario, sostengono, “la mozione, concentrandosi solo sul messaggio pacifista, rischia di semplificare un problema che richiede un approccio multilivello”.

Ritengono “imprescindibile” la promozione “di valori come la pace, la cooperazione internazionale e il rispetto dei diritti umani” ma ribadiscono che “il contesto geopolitico attuale impone una visione meno semplicistica di quella presentata”.

Per il gruppo è dunque “fondamentale integrare il sostegno alle iniziative culturali e di educazione alla nonviolenza con una strategia di sicurezza che non escluda la necessaria preparazione militare e la deterrenza”.

“Ferrara – concludono – può essere un esempio di impegno civile e pacifista, ma ciò non deve tradursi in una negazione realistica delle esigenze di sicurezza in un mondo sempre più complesso e incerto”.

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