Sbandano con la moto. Due feriti in via Calzolai
Schianto con feriti a Malborghetto di Boara, dove - nella serata di giovedì 1° maggio - una motocicletta su cui stavano viaggiando due persone è andata a sbattere autonomamente contro un guardrail
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“Mi aveva tenuto bloccata per i polsi e poi, mettendosi sopra di me, fece quello che fece mentre io rimasi ferma“. È quello che sarebbe stata costretta a vivere una ragazza di 22 anni, sentita ieri (mercoledì 26 marzo) mattina in tribunale a Ferrara nella vicenda giudiziaria relativa alla presunta violenza sessuale che avrebbe subìto per mano di un 28enne italiano che, ascoltato come imputato, durante la precedente udienza dibattimentale, aveva negato ogni accusa.
La vicenda sarebbe avvenuta tra il 1° e il 2 giugno 2021, quando i due si erano dati appuntamento a Ferrara per incontrarsi di persona, dopo una prima conoscenza online avvenuta in una chat Telegram in cui c’erano altre persone e a cui la giovane aveva fatto accesso dopo lo scoppio della pandemia. “La nostra era una relazione normalissima, di amicizia. Parlavamo ma nulla di più” ha raccontato la ragazza, sottolineando di non aver “mai avuto sentimenti” per il 28enne.
“Non abbiamo mai parlato di rapporti sessuali” ha proseguito, rispondendo al perché di quell’appuntamento di inizio giugno. “Se voglio bene a qualcuno – ha proseguito – ci tengo a incontrarlo. È successo già con tanta altra gente che avevo conosciuto prima in chat e successivamente di persona, visitando tante città. E non mi è mai successo niente“.
La giovane – residente fuori provincia – è andata avanti, raccontando passo per passo quanto accadde durante il soggiorno ferrarese: “Una volta arrivata in stazione, lo raggiunsi e mi portò a casa sua. In quel periodo ricordo che abitava con altre persone con cui però non andava d’accordo. Andammo in camera da letto e mangiammo un piatto di pasta”.
In quella circostanza, tra i due nacque una “attrazione” come l’ha definita lei in aula, che poi sfociò in un primo rapporto sessuale. “Io ero consenziente – ha affermato – ma non mi era piaciuto. Non avevo trovato quella sintonia che per me, in quei momenti, dovrebbe esserci. Presi quindi le distanze da lui, gli dissi con tutta la calma del mondo che non mi era piaciuto e che non mi sentivo a mio agio. Lui inizialmente sembrò tranquillo, poi però riprovò a baciarmi e a toccarmi nelle parti intime”.
Disagio che, per la giovane, si sommò ad altro disagio: “Provai a scansarlo, spingendolo via e dicendogli basta. Ma lui era più robusto di me e avevo anche paura di come potesse reagire, magari diventando violento. Mi tenne così bloccata per i polsi e poi, mettendosi sopra di me, fece quello che fece mentre io rimasi ferma. Era compiaciuto”. Dopo il secondo rapporto – a differenza del primo – non consenziente, la giovane – non avendo possibilità di andarsene – rimase a casa del 28enne.
“Rimasi lì perché non potevo tornare a casa” ha infatti aggiunto, rispondendo a precisa domanda. “Quella notte – ha continuato – non dormii. Poi, la mattina seguente, presi il primo autobus che passò e me ne andai in stazione per tornare a casa mia”.
Qualche giorno più tardi, il 7 giugno, la giovane trovò il coraggio di denunciare tutto ai carabinieri. “Inizialmente – ha detto – non volevo neanche presentare la querela. Poi, dopo aver parlato con le mie amiche e con mia cugina, mi feci forza e compresi che non dovevo colpevolizzarmi. Pensai che non fosse giusto che fossi stata male e lui fosse a piede libero a farsi gli affari suoi. Pensai che quello che fece a me avrebbe potuto farlo anche a un’altra ragazza e decisi di denunciare“.
Una versione, quella della ragazza, che in più di un passaggio differisce da quella fornita dall’imputato che, durante la precedente udienza, oltre a raccontare che i due facevano parte di una chat per incontri su Telegram e che il loro incontro arrivava dopo mesi di messaggi social e videochiamate hard, a proposito delle accuse mosse nei suoi confronti, aveva detto di non aver “mai tenuto nessuno con la forza”, né di aver “mai obbligato” la ragazza “a fare qualcosa contro la sua volontà”.
Si torna in aula il 9 luglio quando sarà sentita la cugina della presunta vittima.
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