Attualità
26 Marzo 2025
Ramaciotti: “Costruiamo una società migliore”. Ercoli Finzi incanta il Teatro Nuovo con un viaggio nello spazio: “Marte è il destino che dobbiamo evitare”

Unife celebra 634 anni di storia: un faro per il futuro dei giovani

di Redazione | 4 min

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L’Università di Ferrara festeggia 634 anni dalla sua fondazione e, come di consuetudine, lo fa con la solenne cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2024/2025. Nella cornice del Teatro Nuovo, dopo l’ingresso degli accademici togati, il Coro dell’ateneo estense ha aperto la cerimonia con l’inno di Mameli e l’inno europeo.

Quest’anno, tra gli ospiti speciali c’è Amalia Ercoli Finzi, professoressa onoraria di meccanica aerospaziale del Politecnico di Milano, nonché la prima donna in Italia ad essersi laureata in ingegneria aeronautica.

La rettrice Laura Ramaciotti, nella tradizionale relazione sull’anno accademico appena trascorso, ha immediatamente ringraziato la professoressa Ercoli Finzi, che ha avuto modo di incontrare durante una riflessione pubblica a Montecitorio sulle materie Stem. “È una di quelle persone che possiede la specialissima dote di suscitare stima e fiducia in chi la ascolta – afferma Ramaciotti -. Con la sua energia e il suo carisma, ci guiderà verso orizzonti tanto remoti quanto affascinanti. Orizzonti che, per essere raggiunti, richiedono l’impegno di tutte le migliori qualità umane: competenze e creatività, studio e immaginazione, volontà di collaborazione e, soprattutto audacia”.

Proprio di queste capacità, l’ateneo di Ferrara si impegna nell’esserne propulsore. “Noi siamo una comunità di destino, una collettività di persone consapevoli della dimensione plurale e corale del proprio agire – continua la Rettrice -. Ciascuno è conscio di operare per una comunione di intelligenze, sensibilità e conoscenze che non è fine a se stessa, ma che ha come scopo ultimo quello di migliorare la società e di garantire un futuro ai giovani”.

Sono tempi duri, come ha ricordato Ramaciotti, caratterizzati da incertezze globali, conflitti e tensioni crescenti. Ed è in questo contesto che Unife si adopera per assicurare un futuro più roseo, formando persone in grado di progettare orizzonti di sviluppo etici e sostenibili e costruendo ponti di dialogo tra le culture. Dunque, potenziando i servizi di placement, di orientamento agli studenti sia in entrata che in uscita, ampliando l’offerta didattica, offrendo più servizi di consulenza psicologica, attivandosi nel reperimento di fondi per la ricerca e molto altro.

Perseguendo i valori dell’inclusività, dell’apertura, della crescita e dell’evoluzione, l’Ateneo si impegna a confermarsi dinamico e innovativo, restando “fedele alla missione di trasmettere il sapere, fiero di guidare e di preparare tante studentesse e studenti ad affrontare con competenza e passione oggi la vita universitaria e domani quella lavorativa”, ha concluso Ramaciotti.

Anche il presidente del consiglio degli studenti Ludovico Nanetti ha espresso preoccupazione per il futuro, ma sostiene che è necessario “un cambio di mentalità”. “Si è diffuso un pericoloso sentimento di resa. Rischiamo di essere la generazione che perderà fiducia nelle istituzioni, nella società e nel futuro. Dobbiamo sognare in grande, essere ambiziosi ed anche sfrontati. Solo con lo studio e l’impegno potremo cambiare in meglio la nostra città, il nostro ateneo e la nostra nazione”.

È poi intervenuta la presidente del consiglio del personale tecnico-amministrativo, Francesca Zucchini, la quale, citando Giorgio Gaber con “la libertà è partecipazione”, ha sottolineato come anche il personale tecnico e amministrativo è parte integrante della società civile. “Vogliamo essere questo, parte integrante di un unico progetto costituito”. Possibilità oggi negate in altre parti del mondo per coloro che subiscono la violenza della guerra: “Ci troviamo ancora oggi ad esprimere vicinanza a chi deve lottare in nome della difesa, del diritto alla libertà. Libertà che si traduce anche nell’esercizio di una libera ricerca, senza la quale non esisterebbe la democrazia”.

Infine, la prolusione della professoressa Ercoli Finzi, arricchita dalla sua arguta ironia, una dote che solo una mente sapiente può padroneggiare con tanta naturalezza. Gli occhi dell’ingegnera brillano di passione nel raccontare il ‘cometaggio’ della sonda spaziale Rosetta, di cui Ercoli Finzi è stata principal investigator. Poi si rivolge ai giovani: “L’Italia, in ambito spaziale, ha una posizione di assoluto prestigio”. E continua: “Noi siamo considerati intelligenti, bravi, creativi, quelli che rispettano gli orari, quelli che fanno le cose con precisione”.

Il futuro? È sulla Luna. Più precisamente nel Polo Sud, “dove i raggi solari sfiorano sempre in bordo, perfetto per poter posizionare i pannelli solari”. Però, l’ingegnera confessa che c’è un ultimo obiettivo: Marte. “Rappresenta quello che potremmo diventare. Marte era un paradiso con fiumi, laghi, mari, piante. È diventato quello che potrebbe diventare la Terra se noi proseguiamo in questa opera di desertificazione. Se continuiamo a bruciare questo patrimonio di piante e animali, noi diventiamo esattamente come Marte”.

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