Politica
23 Marzo 2025
La vicedirettrice per il Medioriente e l’Africa del nord, a capo del team Israele-Palestina, a Grisù per presentare il rapporto “Ti senti come se fossi un subumano”

Careccia (Amnesty International): “A Gaza è genocidio”

di Redazione | 4 min

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di Tommaso Piacentini

Genocidio. Questa la parola che è risuonata di più nella sala macchine del Factory Grisù, dove ieri (22 marzo) si è tenuto un incontro organizzato dal gruppo Alleanza Verdi Sinistra – Possibile, unitamente a La Comune di Ferrara e l’associazione Cittadini del mondo, con la collaborazione di Amnesty International Emilia-Romagna.

Diversi sono stati gli interventi finalizzati alla presentazione del rapporto di Amnesty dal titolo “Ti senti come se fossi un subumano”, 295 pagine in cui l’organizzazione non governativa porta le prove – in base all’analisi sul campo – per classificare gli attacchi di Israele su Gaza come un tentativo genocida di eliminare la popolazione palestinese.

A parlare direttamente del rapporto è stata Grazia Careccia, vicedirettrice di Amnesty per il Medioriente e l’Africa del nord e a capo del team Israele-Palestina: “L’analisi ha un elemento di importanza nel mettere insieme atti e omissioni di Israele. I comportamenti dei militari israeliani nella Striscia evidenziano la negazione dei principi del diritto internazionale, in primis quello della distinzione tra obiettivi militari e civili”.

Secondo Careccia, gli obiettivi militari sarebbero strumentali: “Sono cioè concorrenti all’intento genocida. Le operazioni militari stesse ne sono l’esempio: 224 attacchi aerei non hanno infatti avuto nessun obiettivo militare”. Un altro esempio sono le “bombe di 900 chilogrammi” sganciate su “aree densamente popolate” e in questi raid, come ricordato da Casereccia, “il 60% delle vittime sono donne e bambini”.

In secondo luogo sono stati analizzati i danni su infrastrutture civili essenziali, come gli ospedali, e nel perimetro orientale di Gaza: “Nonostante Israele sia in possesso di quest’area, è stato distrutto l’intero bacino agricolo”, ha evidenziato Careccia, denunciando così la volontà di Israele di fare terra bruciata anche dei prodotti della terra di cui si potrebbe sfamare la popolazione palestinese.

In sintesi, il rapporto evidenzierebbe una situazione di illegalità su 3 dei 5 punti elencati all’articolo due della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio: uccidere i membri di un gruppo, causare un danno fisico o psicologico ai membri di un gruppo e infliggere deliberatamente su un gruppo condizioni di vita finalizzate a portare alla sua totale o parziale distruzione fisica.

Non solo gli atti porterebbero a propendere per l’accusa di genocidio, secondo Careccia, ma anche le omissioni: “Blocchi e ostacoli alla consegna di aiuti militari, già presenti dal 2007, ma intensificati dal 7 ottobre 2023” ne sarebbero un esempio, così come gli “ordini di evacuazione in condizioni di sicurezza precarie con cattura di persone nei checkpoint”. A proposito della precarietà delle condizioni dei palestinesi, Careccia ha sottolineato come la creazione di zone umanitarie non esentavano le zone stesse dai bombardamenti, creando inevitabilmente “condizioni ostili alla popolazione civile”.

Nel novero delle omissioni rientrano anche le violazioni commesse contro i detenuti: “27 ex detenuti di Gaza hanno subito nelle carceri israeliane atti degradanti, torture e sono stati negati loro cibo, strutture sanitarie e ogni possibilità di contatto con famiglie e legali”.

Elementi ulteriori che hanno portato a stabilire la presenza di un genocidio sarebbero, come ha spiegato Careccia, “le dichiarazioni fatte da membri dell’esercito e del governo di Israele. Abbiamo analizzato più di cento dichiarazioni e di queste almeno 22 contenevano un linguaggio discriminatorio e violento”.

Che cosa l’Italia possa fare per tentare di fermare Israele è stato illustrato da Chantal Antonizzi del coordinamento Medioriente Swana di Amnesty Italia: “L’Italia sta fornendo armi e munizioni a Israele, oltre a fornire un sostegno tecnico in funzione della formazione degli armamenti. Nella prima parte del 2024 l’Italia ha speso 5 milioni di euro per le armi a Israele”.

“Per questo – ha concluso Antonizzi – chiediamo al governo Meloni di sospendere la fornitura di armi in qualsiasi forma, di imporre all’Unione Europea un embargo nella fornitura di armi a Israele e di fare pressioni per il cessate il fuoco”.

In seguito è intervenuta Alessandra Annoni, docente di diritto internazionale di Unife, che ha sottolineato la propria fiducia nella Corte penale internazionale, la quale “già nel gennaio del 2024 diceva che era plausibile un genocidio in corso a Gaza”. “È tutto nero su bianco oggi e in futuro arriverà il verdetto definitivo, anche nei confronti dei responsabili individuali” ha dichiarato la docente, la quale, tuttavia, ha auspicato un intervento preventivo di “chi ha in mano il potere”, in quanto “la giustizia internazionale arriverà tardi purtroppo, perché non fermerà quello che sta succedendo ora”.

Annoni si è rivolta così ai cittadini: cosa possiamo fare concretamente per fermare il genocidio della popolazione palestinese? “Una delle cose che si possono fare è provare a incidere sugli enti locali, per esempio spingendoli a non sostenere un evento patrocinato dall’ambasciata israeliana”.

In conclusione, è intervenuta Iustina Mocanu di Amnesty International Emilia-Romagna, anch’essa rivolgendosi alla popolazione: “Il diritto di protesta viene sempre più minato. Vi invito a fare da passaparola, a tenere gli occhi aperti su quello che accade nel mondo. Il senso di impunità che emerge quando si pensa a Gaza ci porta a dire che dobbiamo scendere in piazza per ribadire ancora una volta ‘mai più’”.

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