Economia e Lavoro
18 Marzo 2025
A Copparo Andrea Orlando, responsabile per le politiche per il lavoro della segreteria nazionale del Pd

“Berco, l’Italia non è una colonia”

di Camilla Mondini | 3 min

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Copparo. La paura del futuro e una politica che sembra farsi sempre più piccola davanti al colosso tedesco Thyssenkrupp che con le sue, pare, inarrestabili decisioni rischia di mettere in ginocchio migliaia di famiglie e di lavoratori Berco.

Lavoratori instancabili che nuovamente, ieri mattina (lunedì 17 marzo) si sono riuniti sotto l’azienda metalmeccanica per manifestare. E lo faranno anche oggi, con le rsu che hanno proclamato altre quattro ore di braccia conserte.

Ad incontrarli l’onorevole Andrea Orlando, responsabile per le politiche per il lavoro della segreteria nazionale del Pd, che successivamente ha parlato con le organizzazioni sindacali di Fim, Fiom e Uilm per avere un aggiornamento preciso della situazione.

È Orlando stesso ad ammettere che “andrebbe aggiornata la normativa, l’acquisto dell’azienda non è finalizzato ad acquistare l’azienda ma ad acquisire quote di mercato. Non si tratta di una delocalizzazione come quella che si intendeva negli anni ‘90, non ci si interfaccia con un ‘padrone’ ma spesso e volentieri con dei fondi di investimento”.

“Non pretendo che il Governo usi la bacchetta magica – specifica l’esponente nazionale dem -, chiediamo che si applichino gli stessi sistemi che la casa madre applica in Germania perché l’Italia non è una colonia. Il Governo Meloni si vanta della sua dimensione internazionale, allora che inizino a far rispettare l’Italia”.

Al tavolo di confronto presenti anche Igor Bergamini (Rsu Berco), il sindaco di Copparo Fabrizio Pagnoni, Massimo Musacci, Antonio Barile, Simone Nonnato e Riccardo Ravalli.

“Mi ricordo che anni fa si faceva la corsa per lavorare da Berco – ricorda Bergamini -; o l’Italia fa un’inversione di tendenza o avremo problemi grossi. Abbiamo un estremo bisogno di dare voce alla nostra causa e di politiche nazionali che rappresentino Berco. Il ministro Urso (si riferisce all’incontro svoltosi a febbraio, ndr) aveva parlato della possibilità, senza darne certezza, di aumentare i giorni di preavviso di licenziamento da 75 a 150 ma nella legge di bilancio non c’è traccia di questo e il tempo stringe”.

Ed è anche sul bilancio di Berco che Bergamini non ci vede chiaro: “Il problema è sorto quando hanno fatto finta di aprire un magazzino a Bologna, da quel momento c’è stato un declino di fatturato”.

Altri specificano che durante gli anni del Covid l’azienda ha fatturato in positivo, a dimostrazione del fatto che il problema starebbe in una “scarsa capacità manageriale”. E portano l’esempio di TolloK che “sta chiudendo perché l’azienda madre ha deciso che in India e Cina il costo manifatturiero è minore”.

Poi ancora preoccupazione per i giovani che “se ne vanno perché non vedono futuro. Non c’è più modo di riassorbire il personale, se muore la fabbrica muore un paese”.

Dopo una riunione durata quasi due ore, Orlando e i membri del tavolo hanno parlato ai lavoratori che aspettavano con speranza l’esito dell’incontro. Nonostante la preoccupazione e l’incertezza gli applausi non sono mancati e, con essi, non è mancata neanche la voglia di riscatto.

“Dare risalto a questa lotta – interviene a margine il segretario provinciale del Pd Nicola Minarelli – riguarda tutti, e in particolare serve che il ministro si occupi di questa gravissima crisi in modo deciso. Il Pd rimane al fianco dei lavoratori e dei delegati, che stanno continuando ad affrontare enormi sacrifici per questa battaglia”.

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