Aveva palpeggiato tre ragazze tra la zona della Darsena e il centro storico, avvicinandole con la bicicletta per strada mentre stavano camminando da sole.
Questa (lunedì 17 marzo) mattina, per quei fatti avvenuti durante la scorsa estate, il gup Silvia Marini del tribunale di Ferrara ha condannato a 6 anni – in abbreviato – il 20enne di nazionalità nigeriana Favor Osagiede, incensurato e regolare sul territorio nazionale, che – dopo le indagini eseguite dalla polizia di Stato e coordinate dal pm Stefano Longhi della Procura di Ferrara, era finito a processo con le accuse di violenza sessuale, lesioni personali aggravate, molestie e violenza privata.
Presente in aula anche la seconda delle ragazze violentate, che ha riconosciuto l’imputato in colui che – nella notte dello scorso 4 luglio – l’aveva aggredita alle spalle in via Ariosto. Lì, in quella circostanza, l’uomo le aveva tappato la bocca con una mano e con l’altra le aveva toccato con forza le parti intime. A farlo desistere erano state le urla della giovane che, fortunatamente, non aveva riportato alcun tipo di lesioni, andando il giorno dopo a denunciare quanto accaduto in quei tremendi istanti.
Un paio di settimane prima, il 19 giugno, la prima a subire una violenta aggressione da parte del 20enne era stata una studentessa fuorisede, sua coetanea. In quell’occasione, mentre stava camminando lungo via Rampari San Paolo, la giovane era stata avvicinata dall’uomo, che indossava un cappuccio e pedalava in sella a una bicicletta. L’imputato le aveva prima palpeggiato le parti intime e poi le aveva alzato il vestito e afferrato gli slip, fino a strapparli con forza. In quei momenti, la giovane donna era caduta riportando varie escoriazioni, ma era riuscita a chiedere aiuto ad alta voce, mentre l’aggressore era riuscito a fuggire prima dell’arrivo delle pattuglie della polizia allertate da alcuni abitanti, facendo perdere le proprie tracce.
Il terzo episodio di violenza avvenne il 6 luglio, in via Capo delle Volte. Una ragazza stava rientrando a casa, quando Osagiede la raggiunse alle spalle e provò ad abbassarle i pantaloni, palpeggiandole il fondoschiena. A distanza di pochi minuti da quell’ultima violenza, tra corso Porta Reno e piazza Travaglio, l’aggressore aveva poi ostruito la strada a un’altra donna ultrasessantenne di nazionalità straniera che stava passeggiando con i suoi cani, impedendole di proseguire e chiedendole insistentemente di avere dei rapporti sessuali, questa volta senza mai toccarla, ma le richieste di aiuto avrebbero fatto desistere l’individuo dal suo intento. Poco dopo, però, il soggetto era stato fermato e sottoposto a controllo da una volante della Questura e, grazie alle dichiarazioni rese successivamente dalla vittima, era stato denunciato alla Procura per violenza privata e molestie in relazione a questo ultimo episodio.
Proprio a seguito di questo episodio era arrivata la svolta per le indagini: nell’occasione, infatti, erano stati svolti rilievi fotografici sull’abbigliamento e sulla bici dell’uomo, mentre sul suo telefono cellulare erano state rinvenute fotografie di interesse investigativo che ritraevano l’indagato con indumenti compatibili con quelli indossati in occasione di alcuni degli eventi contestati. Le conseguenti comparazioni con i filmati estrapolati dagli impianti di videosorveglianza, le escussioni testimoniali, il riconoscimento fotografico effettuato da una delle vittime, i servizi di osservazione e le analisi dei tabulati dell’utenza telefonica in uso all’indagato avevano, quindi, permesso di raccogliere un grave quadro indiziario nei suoi confronti, sfociato nel provvedimento di fermo emesso dalla Procura e poi eseguito dagli agenti della Squadra Mobile.
A distanza di quasi dieci mesi da quegli eventi, oggi, il tribunale di Ferrara lo ha ritenuto responsabile delle accuse mosse dalla pm Stefano Longhi, che aveva chiesto – ottenendo – la condanna a 6 anni in primo grado, calcolando lo sconto di un terzo della pena per aver scelto di essere giudicato con rito abbreviato. L’avvocato Manuela Amore, legale difensore dell’uomo, che ne aveva chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto, ha preannunciato l’intenzione di ricorrere in Appello. Le motivazioni della decisione presa dal gup Silvia Marini saranno depositate entro i prossimi trenta giorni.
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