Spettacoli
16 Marzo 2025
Lunedì 17 marzo al Teatro Comunale uno dei migliori talenti mondiali under 30 ospite di Ferrara Musica

Il pianista Filippo Gorini suona Schubert, Berg e Beethoven

(Foto di Simon Pauly)
di Redazione | 4 min

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Per la prima volta ospite di Ferrara Musica, tra i migliori pianisti under 30 al mondo, Filippo Gorini arriva al Teatro Comunale “Claudio Abbado” per il concerto in programma lunedì 17 marzo, con inizio alle 20.30. Il concerto è l’ultimo della serie dei cinque recital pianistici che caratterizzano il cartellone 2024/2025, e proporrà un programma che accosta la Sonata D 840 “Reliquie” di Schubert, e l’ultima Sonata di Beethoven, la n. 32 op. 111. Incastonata al centro, tra questi due monumenti del pianismo classico, la Sonata n. 1 di Alban Berg, opera di bruciante intensità scritta all’incrocio tra romanticismo e modernismo.

Classe 1995, Filippo Gorini ha conquistato sale prestigiose come il Concertgebouw di Amsterdam, il Konzerthaus di Berlino e di Vienna, la Elbphilharmonie di Amburgo, la Wigmore Hall di Londra, il Teatro alla Scala di Milano, la Carnegie Hall di New York, al National Centre for the Performing Arts di Pechino, la Società del Quartetto di Milano, la Fondazione Louis Vuitton di Parigi, la Tonhalle di Zurigo, la Fondazione Van Cliburn, la Vancouver Recital Society.

Giovanissimo Primo Premio (con giuria unanime) e vincitore del Premio del Pubblico al Concorso Telekom-Beethoven di Bonn, del Premio Abbiati come “miglior solista” dell’anno 2022, del Franco Buitoni Award (2023), del Borletti-Buitoni Trust Award (2020), e del Premio “Una vita nella musica – Giovani” 2018, assegnato dal Teatro La Fenice di Venezia, Filippo Gorini ha due genitori fisici nucleari e un fratello matematico; tra le sue passioni ci sono la scrittura e la matematica, e il sogno (in parte realizzato) di diventare regista. Nel 2024, in collaborazione con Rai 5 e Rai Play, è nato “Ricercare sull’Arte della Fuga”, un ciclo di quattordici conversazioni in video sulla musica di Bach, realizzate da Gorini nell’arco di tre anni con illustri personalità quali Peter Sellars, Frank Gehry, Sasha Waltz, Alexander Sokurov, Alexander Polzin, Alfred Brendel, Steven Isserlis, George Benjamin e altri. Con il progetto “Sonata for 7 cities”, cominciato nel 2025 e fino al 2027, Gorini porterà la musica a tutti in sette città del mondo con sette residenze artistiche di un mese ciascuna e commissionando brani a sette compositori contemporanei. Il visionario progetto, premiato nel 2023 dal Franco Buitoni Award, prevede iniziative filantropiche e divulgative attraverso la musica classica e contemporanea. «Voglio mettere in discussione il ruolo di un pianista oggi – ha dichiarato – il nostro pubblico, i luoghi dove si fa musica, il repertorio… La musica, dai classici ai compositori dei nostri giorni, è un bene che deve essere offerto a tutti. Stando più a lungo in una città questo diventa possibile».

Il concerto prende il via dalla Sonata “Reliquie”, di cui Schubert lasciò incompleti gli ultimi due tempi. L’opera fu pubblicata solo molti anni dopo la morte dell’autore. La denominazione “Reliquie, dernière Sonate” che apparve con la pubblicazione, è apocrifa. Si tratta di una pagina malinconica e intima, che apre la serie delle sue ultime grandi Sonate pianistiche. L’esecuzione di Gorini comprende, come di rado accade, anche gli ultimi due movimenti. Si prosegue con la Sonata di Berg, che come ha dichiarato lo stesso Gorini in un’intervista, è “prova di un talento innovativo e di una fortissima urgenza espressiva”. E ancora: “Il linguaggio armonico è pieno di desiderio, di struggimento, di dissonanze che si concatenano attendendo spesso a lungo una risoluzione. E l’unica vera risoluzione del pezzo è, forse, l’accordo finale di si minore, spento, silenzioso. Un brano dove la scrittura è raffinatissima e drammatica, con forte tensione narrativa”. In chiusura, verrà eseguita la celebre Sonata op. 111 di Beethoven. E’ anch’essa in due movimenti: il primo in do minore e il secondo, immenso, in do maggiore. Un movimento che rappresenta il traguardo ultimo e insuperabile per la forma della Sonata, un viaggio nel metafisico, in cui si attraversano confini musicali e non, con apparizioni inaspettate come il ragtime che ad un certo punto compare con quasi un secolo di anticipo. «L’op. 111 di Beethoven – ha dichiarato Gorini in un’altra intervista – è una Sonata che muove il cuore verso grandi profondità, con la capacità di farci soffrire quasi nella carne, e poi elevarci nello spirito verso la pace».

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