Cronaca
14 Marzo 2025
Un uomo 58enne è stato condannato dal tribunale estense per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale continuata. Era già stato punito per stalking e lesioni su un'altra vittima

Donna diversa ma stessa violenza. Si prende altri sei anni

di Davide Soattin | 3 min

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Dopo la condanna a due anni e mezzo inflittagli a febbraio di un anno fa dalla giudice Alessandra Martinelli del tribunale di Ferrara, quando era finito alla sbarra con la duplice accusa di stalking e lesioni ai danni di una 50enne di nazionalità ucraina, ieri (giovedì 13 marzo) il gup Danilo Russo gli ha inferto altri sei anni con rito abbreviato per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale continuata su un’altra donna di 49 anni per fatti risalenti all’estate di due anni fa.

A finire nei guai è un uomo italiano di 58 anni, oggi in carcere, difeso dall’avvocato Salvatore De Siena.

Tutto iniziò ad agosto 2023, momento in cui la vita, per una 49enne da poco arrivata in provincia di Ferrara, cambiò drasticamente. Quell’uomo, conosciuto quasi immediatamente poiché suo vicino di casa, dopo i primi giorni di frequentazione l’aveva trascinata velocemente e con forza in un baratro fatto di violenze. Continui litigi innescati per motivi di gelosia, schiaffi sul volto, improvvisi scatti d’ira e ripetute costrizioni a subire rapporti sessuali non desiderati, furono solo alcune delle angherie che dovette subire durante i quattro mesi di relazione.

I segnali di aiuto della vittima, colti immediatamente dai famigliari e dai servizi sociali che la seguivano già da tempo, permisero però ai carabinieri e alla Procura di Ferrara di mettersi immediatamente al lavoro, ponendo la parola fine alle sofferenze della donna.

Le motivazioni della sentenza arriveranno entro novanta giorni, ma l’avvocato De Siena preannuncia già ricorso in Appello: “Ci sono molte contestazioni e questioni che verranno rimandate al secondo grado di giudizio. Per noi l’accusa di violenza sessuale non c’è, dato che stiamo parlando di rapporti sessuali consenzienti tra il mio assistito e la donna. Così come non c’è quella di maltrattamenti in famiglia, dal momento che i due protagonisti di questa storia non erano nemmeno conviventi”.

La vicenda si assomiglia – per certi aspetti – alla stessa per cui aveva già ricevuto la prima condanna. In quella circostanza, i fatti – avvenuti sempre a Ferrara – risalivano tra la fine del 2019 e la metà del 2020, periodo in cui tra l’imputato e la vittima – entrambi residenti nello stesso palazzo – era nata una relazione di tipo sentimentale. Ben presto però l’atteggiamento oppressivo messo in atto da lui finì per far sprofondare lei in uno stato di angoscia e di timore per la sua incolumità, soprattutto per via delle insistenti richieste di rapporti e prestazioni sessuali che l’uomo avanzava nei suoi confronti. Anche bussando la porta del suo appartamento durante la notte, arrivando a minacciare di morte lei e i suoi familiari in caso di rifiuto.

L’uomo iniziò così una vera e propria persecuzione verso la 50enne, che finì per ricadere anche sulla sfera lavorativa della donna, assunta come badante da una coppia di anziani che abitano al Barco, da cui lei andò ad abitare nel tentativo di guadagnarsi la libertà. Lì, lui però le faceva appostamenti davanti all’abitazione, la aspettava, la pedinava mentre usciva a buttare la spazzatura, intimava al vicino di casa di non rivolgerle la parola e, in una circostanza in particolare, risalente al 1° marzo 2020, dopo averla attesa fuori dalla casa, arrivò anche a sferrarle un pugno in faccia che le provocò un livido sotto l’occhio sinistro, oltre che dolori al naso e alla guancia.

Insomma, mise in atto una serie di atteggiamenti possessivi che finirono poi, come se non bastasse, a farle perdere il lavoro. Un giorno, infatti, lui si mise a suonare insistentemente il campanello di casa dei coniugi a cui lei faceva da badante e i figli dei due, spazientiti e spaventati da quella presenza, decisero di tutelarsi una volta per tutte, licenziandola. Per quanto accaduto, lei sporse una decina di querele ai carabinieri e, nonostante ciò, per ben due volte il gip respinse la richiesta di misura cautelare per l’uomo avanzata dal pm. Poi a febbraio 2024 arrivò la condanna.

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