Nuova udienza ieri (martedì 11 marzo) in tribunale a Ferrara per la morte di Marco Galan, il pompiere 58enne che morì nel dicembre 2021, dopo aver trascorso quindici anni in stato vegetativo a seguito di un incidente sul lavoro che avvenne – il 26 luglio 2006 – nel piazzale del comando provinciale di via Verga, quando aveva 43 anni.
A parlare in aula è stato Michele De Vincentis, ex comandante dei vigili del fuoco, a processo con l’accusa di omicidio colposo, dopo che a settembre 2009 – quando Galan era ancora in vita – era stato condannato in abbreviato a otto mesi per il reato di lesioni colpose gravissime e inosservanza delle norme antinfortunistiche.
Durante la propria testimonianza, in cui non sono mancati momenti di commozione nel ricordare la figura e la professionalità di Galan come persona e vigile del fuoco, l’ex comandante ha confermato quanto già emerso durante la scorsa udienza, circa la segnaletica orizzontale e verticale nell’ingresso della caserma.
In primo luogo, davanti al giudice Giovanni Solinas, De Vincentis ha riferito che – come tutti i dirigenti dello Stato – non aveva poteri diretti di spesa per modificare la viabilità del piazzale, ma che per farlo doveva essere autorizzato dal ministero. A tal proposito, l’ex comandante ha ricordato che – due anni prima dell’incidente – inviò la richiesta per modificare la viabilità e la segnaletica del piazzale in cui avvenne la tragedia, ottenendo l’autorizzazione solamente dopo quanto accaduto.
A seguire, l’ingegnere ha anche sottolineato che, prima dell’incidente, erano stati organizzati una serie di corsi sulla sicurezza in cui era stato detto che non si doveva usare il piazzale in cui rimase ferito Galan per svolgere le esercitazioni.
Quel giorno d’estate del 2006, il pompiere stava collaudando un cavo che era agganciato a due mezzi fuoristrada, quando il furgone di un corriere espresso (il conducente ha già patteggiato la propria pena, ndr) ottenne il permesso per entrare nel cortile interno e transitare nell’area del collaudo, agganciando inavvertitamente il cavo che trascinò i due Land Rover, uno dei quali travolse e schiacciò Galan, procurandogli lesioni gravissime alle gambe, al torace e alla testa che poi, quindici anni dopo, gli sarebbero risultate fatali.
“Ce la giochiamo fino in fondo perché pensiamo si tratti di una questione di giustizia sostanziale” è il commento dell’avvocato Cosimo Zaccaria, legale difensore di De Vincentis.
Il processo tornerà in aula il 24 giugno, quando sarà sentito un consulente della difesa su prevenzione e sicurezza.
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