Nel 2024 il numero delle aggressioni a personale sanitario in Emilia Romagna risulta in crescita dell’11,7% rispetto al 2023, passando da 2401 a 2682 casi. Un numero che arriva grazie alla piattaforma SegnalER con cui gli operatori possono segnalare anche la tipologia. L’aumento più importante riguarda infatti le aggressioni verbali (+12,5%) mentre sono diminuite quelle, ancor più gravi, di tipo fisico (-11,9%).
I dati sono stati presentati durante una conferenza stampa in Regione dall’assessore alle Politiche per la salute Massimo Fabi che ha anche illustrato le azioni messe in campo con la campagna di sensibilizzazione ‘Più cura per chi cura’, lanciata in occasione della Giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari e sociosanitari, che si celebra mercoledì 12 marzo. Un plauso a questa campagna è arrivato anche dal capogruppo Pd in Assemblea legislativa Paolo Calvano.
“Le aggressioni, sia verbali che fisiche, al personale sanitario e socio-sanitario – dice Fabi – rappresentano un fenomeno paradossale e incomprensibile, eppure talmente frequente da meritare purtroppo una Giornata nazionale per tenere alta l’attenzione sul tema. Un problema gravissimo, che mina la serenità di chi ogni giorno si prende cura della nostra salute e l’efficacia del nostro sistema sanitario. L’introduzione, lo scorso anno, della piattaforma regionale SegnalER come sistema di monitoraggio per le aggressioni, che consente agli operatori di segnalare in modo sicuro e immediato gli episodi di violenza, ha avuto un ruolo fondamentale nel rendere questo fenomeno più visibile e nel permetterne una rilevazione più precisa”.
Ad essere maggiormente coinvolti sono gli operatori sanitari che operano nel servizio pubblico, 2552, il 3,7% di quelli che opera nel servizio sanitario regionale. Tra le figure professionali coinvolte maggiormente sicuramente gli infermieri (57,9%) con una percentuale 5 volte superiore a quella dei medici (13,6%) e degli operatori socio-sanitari (11,4%). Oltre a questi, anche se con percentuali inferiori, troviamo le altre professioni sanitarie e il personale non sanitario e di front-office, anch’essi non immuni al problema.
Rilevante anche la statistica che riguarda il genere delle persone aggredite con le operatrici di sesso femminile coinvolte nel 70,3% dei casi totali mentre quelli di sesso maschile nel 25,1%.
Gli aggressori sono in larga parte pazienti e/o utenti (62,6%) con la restante parte dei casi in capo a partenti, caregiver, conoscenti e, in ultimo, estranei.
I luoghi in cui questi episodi si sono manifestati con maggiore frequenza sono i reparti di degenza (32,4%), a seguire i Pronto Soccorso e i servizi sanitari di emergenza territoriale (24,1%), i servizi psichiatrici e delle dipendenze (17,2%) e gli ambulatori (11,7%).
Se si rapportano questi dati al numero delle prestazioni sanitarie effettuate nel settore pubblico, si nota che l’area maggiormente interessata rimane la psichiatria, seppure con una riduzione dei casi di aggressione (-59 casi per 100.000 ricoveri nel 2024), seguita dall’area di emergenza (-9,1 casi nel 2024 ogni 100.000 accessi al Pronto Soccorso) ed infine dai reparti di degenza, con una prevalenza di 16,1 casi per 100.000 giorni di degenza, e dagli ambulatori (5,4 casi per 100.000 accessi).
Per contrastare questi fenomeni, oltre alla piattaforma SegnalER e alla campagna di sensibilizzazione “Più cura per chi cura” sono stati potenziati i sistemi di videosorveglianza e illuminazione ma anche installati pulsanti di allarme e vetri anti-sfondamento, in particolare nelle zone ad alto rischio come i Pronto Soccorso. È stata anche rafforzata la collaborazione con le Forze dell’ordine, attivando protocolli bilaterali con le Questure per una risposta più rapida ed efficace agli episodi di violenza. Oltre a ciò si è puntato sul supporto psicologico e la tutela legale offerti agli operatori vittime di aggressioni.
Infine si è cercato di lavorare in termini di formazione e sensibilizzazione del personale sanitario, inoltre il tema delle aggressioni è stato inserito nei corsi obbligatori per i neoassunti, con l’obiettivo di sensibilizzare fin da subito il personale su questa problematica.
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