Vigarano Mainarda. Sembra una cosa d’altri tempi, in molti lo ricordano perché era d’uso tra i nostri nonni, eppure a volte ancora oggi al cognome di una donna viene affiancato di default quello del marito. A farlo notare sono le donne del Pd di Vigarano e in particolare una cittadina vigaranese, Marina Contarini, che per due volte si è vista arrivare l’aggiornamento della tessera elettorale in una busta che oltre al suo nome portava la dicitura “in” e il cognome del marito. Accanto a lei anche Paola Boldrini e Agnese De Michele mentre la deputata dem Cecilia d’Elia manda una lettera non potendo essere presente alla conferenza di sabato 8 marzo. Parte quindi da Vigarano la proposta di modificare la legge che vuole che nelle liste elettorali a lato del cognome della donna venga indicato anche quello del marito.
“La vicenda – racconta Contarini – è scaturita dal fatto che a marzo scorso, e per la seconda volta da quando risiedo nel Comune di Vigarano Mainarda, in occasione della trasmissione postale delle etichette di aggiornamento della tessera elettorale, la busta ed il suo contenuto vengono indirizzate a ‘C. M. in Z.’. Già alla prima spedizione avevo avuto l’intenzione di segnalare la cosa poi non l’avevo fatto, ma questa volta ho colto l’occasione della nuova comunicazione per chiedere al competente ufficio comunale e al sindaco di togliere dalla anagrafica la dicitura ‘in Zorzi’ per lasciare il mio solo cognome da nubile”.
“Avevo fatto – spiega – qualche ricerca prima di avanzare la richiesta da cui avevo riscontrato che con il matrimonio la moglie conserva la stessa identità anagrafica che aveva anche prima del matrimonio e che il cognome da nubile della moglie è l’unico che rileva ai fini dell’identificazione della persona. La legge in tema di carta di identità prevede infatti che tale documento debba contenere il cognome risultante nell’atto di nascita. Ciò è confermato dal Consiglio di Stato, il quale ha specificato che “ai fini dell’identificazione della persona vale esclusivamente il cognome da nubile” (Parere del Consiglio di Stato n. 1746 del 10/11/1997). Inoltre, in materia di passaporti, appare esplicativo il seguente passaggio della circolare del Ministro degli Esteri n. 2 del 6 marzo 1998 sui passaporti a lettura ottica: “L’apposizione del cognome del marito nel passaporto della donna sposata deve intendersi facoltativa…”. Similmente la carta d’identità contiene i dati anagrafici risultanti dall’atto di nascita (L. 1064/1955 e D.P.R. 432/1957)”.
L’auspicio era quello “che la modifica richiesta venisse adottata per ogni donna sposata nel Comune di Vigarano Mainarda che non abbia fatto espressa richiesta della indicazione del cognome del coniuge, ho riportato i risultati dei riscontri nella comunicazione al Comune precisando che, benché non si trattasse di un documento di identità, ma di una sola comunicazione tra Amministrazione comunale e privata cittadina, li invitavo a provvedere intanto per il mio caso come richiesto”.
“La risposta dell’amministrazione comunale – dice – è arrivata dalla responsabile del Servizio elettorale con protocollo 3462 del 6 marzo scorso. In questa comunicazione ho appreso con sorpresa e amarezza che la predisposizione delle liste elettorali è disposta dall’art. 4 della Legge 1058/1947, in cui l’art. 4 è stato abrogato e aggiornato in data 9 febbraio 1966, con ultimo aggiornamento all’atto pubblicato il 19/06/1998, ma lasciando invariato nei diversi passaggi il punto seguente: ‘Le liste elettorali, distinte per uomini e donne, sono compilate in ordine alfabetico in doppio esemplare e indicano per ogni iscritto: a) il cognome e nome e, per le donne coniugate o vedove, anche il cognome del marito; […]'”
“Il Servizio elettorale di Vigarano Mainarda – aggiunge – mi comunicava poi che ‘La tessera elettorale, a differenza della lista elettorale, non riporta, per le donne, il cognome dell’eventuale coniuge’ e di potere provvedere come richiesto in quanto ‘Attualmente è in uso, presso lo scrivente ufficio, un software che consente di emettere comunicazioni elettorali senza l’indicazione, per le donne, del cognome dell’eventuale coniuge. Le prossime comunicazioni che invieremo saranno aggiornate'”.
“Siamo infatti convinte – aggiunge De MIchele – che anni di battaglie politiche e di impegno di tante donne per il riconoscimento della parità di genere, anche e in primo luogo nel proprio nucleo familiare, siano resi vani da una disposizione come quella contenuta nell’art. 4 della Legge 1058/1947, che grazie all’interessamento e all’impegno parlamentare di altre donne confidiamo sia presto modificato nella direzione auspicata sulla quale immaginiamo il consenso di tante altre donne. Approfondendo la legislazione sul matrimonio con analogo stupore abbiamo riscontrato come sia ugualmente da modificare l’art 143 bis Cognome della moglie del Codice Civile che recita ‘La moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito e lo conserva durante lo stato vedovile, fino a che passi a nuove nozze” sebbene la Corte di Cassazione abbia affermato che “con il matrimonio la moglie acquista il diritto, ma non il dovere, di aggiungere il cognome del marito'(Corte di Cassazione, sentenza n. 1692 del 13 luglio 1961)”.
“Troviamo ingiustificato – prosegue – che uno Stato che si voglia definire di diritto, o meglio civile, non abbia ancora abrogato disposizioni che contrastano con la dignità della donna vanificandone le conquiste sociali e politiche e contravvenendo altresì alle conquiste introdotte dalla riforma del diritto di famiglia. Per quanto sia difficile ammetterlo, le sfide per raggiungere gli obiettivi del target 5 dell’Agenda 2030 sono ancora molte e partono, amio avviso, da una corretta educazione e sensibilizzazione sul tema della parità di genere che va dal diritto all’istruzione al diritto alla salute sessuale e riproduttiva al diritto alla parità salariale ecc. Sono contenta che questa iniziativa parte oggi, nelle giornata dell’8 marzo 2025 da Vigarano e spero possa essere un tassello del mosaico della parità di genere”.
“Purtroppo – scrive D’Elia – non posso essere con voi, altri impegni legati all’8 marzo mi trattengono altrove. Siamo ormai giunte al cinquantesimo del “nuovo” diritto di famiglia, ma ancora inciampiamo in retaggi del vecchio ordine patriarcale. Non a caso dopo 50 anni usiamo ancora dire nuovo per il vigente diritto di famiglia. Così con difficoltà stiamo discutendo in Senato la riforma del cognome che la corte ci chiede, essendo decaduta dal 2022 l’automatismo della trasmissione ai figli del solo cognome paterno”.
“Così – prosegue – per le liste elettorali. Ho presentato una proposta di legge, ddl 76 – Modifiche all’articolo 4 della legge 7 ottobre 1947, n. 1058, concernenti la soppressione della distinzione per sesso nella compilazione delle liste elettorali, l’indicazione del codice fiscale dell’elettore e l’omissione del cognome del coniuge per le donne coniugate o vedove – che elimina appunto l’indicazione del cognome del marito dalle liste”.
“È davvero un retaggio del passato – conclude -, quando non vi era eguaglianza tra i coniugi, di cui non si capisce la permanenza. Come sai ho cercato di inserirlo ogni volta che abbiamo discusso di scadenze elettorali in forma di emendamento nei provvedimenti, l’ultima volta per le elezioni europee, ma la maggioranza ha dato sempre parere negativo. Credo sia la spia di una difficoltà ad assumere pienamente l’autonomia delle donne. Può sembrare una piccola cosa, ma è una battaglia culturale importante. Grazie, dunque, a te e a tutte voi impegnate a fare in modo che vada avanti”.
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