Economia e Lavoro
7 Marzo 2025
L'amministratore delegato Giacomo Bottone ai giornali: "Siamo super impegnati a far in modo che l'azienda sopravviva. Piano di investimenti da 58 milioni di euro nei prossimi quattro anni"

Berco. Parla l’ad: “Obiettivo tenere lo stabilimento a Copparo per altri cento anni”

di Davide Soattin | 3 min

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Mantenere lo stabilimento di Copparo aperto “per altri cento anni“. È l’obiettivo che Giacomo Bottone, amministratore delegato di Berco, ha annunciato in conferenza stampa nella mattinata di venerdì 7 marzo quando, nella sede di Confindustria a Ferrara, ha incontrato i giornalisti per fare chiarezza sul processo di ristrutturazione aziendale che sta coinvolgendo la fabbrica specializzata nel settore metalmeccanico, con la riapertura della procedura di licenziamento per 247 dipendenti.

Quello che sta attraversando l’azienda – spiega l’ad – è una “onda lunga” causata da diversi fattori e avvenimenti successi negli ultimi anni. Dal Covid-19 alle crisi energetiche, passando per la guerra in Ucrainache ci ha fatto perdere il mercato russo” a quella commerciale tra Stati Uniti e Cina. Il risultato è stato un “aumento dei costi energetici e dell’acciaio, che hanno finito per impattare. non solo sulla nostra abilità di restare sul mercato, ma anche sulle scelte dei nostri clienti”.

Così facendo, si è persa parte del fatturato. “È il 50% di due anni fa” dice Bottone, che prosegue: “Ci siamo quindi trovati davanti a una difficoltà molto forte che poi è diventata strutturale e siamo stati costretti a rivedere i piani industriali per rimettere in forma la Berco”.

Il manager rassicura sui piani futuri: “Il nostro obiettivo è quello di mantenere il marchio in Italia. Parliamo di un indotto che frutta quasi 2mila posti di lavoro. Non abbiamo intenzione di chiudere lo stabilimento, ma siamo alle prese con una trasformazione affinché la nostra azienda rimanga competitiva durante i prossimi dieci, venti e cinquanta anni”.

Quanto alle tappe della crisi occupazionale e al rapporto con le sigle sindacali, l’ad racconta: “A ottobre scorso abbiamo dichiarato 480 esuberi e la necessità di rivedere il contratto integrativo, prendendo parte anche a una fase di dialogo e di mediazione al Mimit. Abbiamo attivato la mobilità volontaria incentivata, ma purtroppo non ha portato tutti i frutti richiesti perché sono uscite quasi 160 persone, un numero che era lontano dagli obiettivi. Dopo metà gennaio abbiamo continuato a dialogare con i sindacati e, non avendo trovato un accordo, siamo stati costretti a riaprire la procedura di licenziamento per 247 lavoratori e a disdire il contratto integrativo”.

Bottone evidenzia difficoltà nel confronto con i sindacati: “A oggi non esiste dialogo, anche se da parte nostra c’è un’apertura al confronto. Se però non troviamo un accordo siamo costretti a rispettare quanto previsto dai termini di legge per i licenziamenti”.

Mentre sull’episodio dei circa quaranta dipendenti che – nei giorni scorsi – sono entrati in fabbrica, ‘sfilando‘ davanti ai colleghi in presidio, gesto che i sindacati hanno definito “orchestrato”, l’amministratore delegato parla di “necessità di far coesistere due tipi di diritti: il diritto di scioperare e quello di lavorare”.

“Siamo super impegnati – conclude l’ad – a fare in modo che la nostra azienda sopravviva. E lo dimostra anche il piano di investimenti da 58 milioni nei prossimi quattro anni. Stiamo lavorando in prospettiva. Ovvio, nessuno ha la sfera di cristallo, ma stiamo investendo in crescita e nel miglioramento dei nostri costi per far sì che Berco rimanga uno dei nostri punti di forza“.

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