Il difensore dell’agente Giuseppe Palermo, l’avvocato Alberto Bova, ha chiesto il rito abbreviato per il loro assistito unico imputato nel processo per la morte del 29enne Lorenzo Lodi che si suicidò nel carcere di via Arginone il 1° settembre del 2021. Durante la prossima udienza verrà sentito proprio Palermo per cui i difensori spiegano di aver prodotto un documento che dimostrerebbe come l’imputato fosse venuto a conoscenza della necessità di controllare il detenuto ogni venti minuti solo pochi minuti prima della morte.
Lodi venne arrestato il 31 agosto del 2021 dopo che la fidanzata e due amici avevano segnalato ai carabinieri i suoi intenti suicidari. Arrivati a casa del ragazzo i militari hanno trovato 2 kg di marjuana, un etto e mezzo di hashish, 16mila euro in contanti e una pistola Tanfoglio calibro 9 che Lodi consegnò spontaneamente dopo averla recuperata in auto.
Una volta arrestato Lodi venne condotto nel carcere di via Arginone e posto inizialmente sotto sorveglianza normale nella sezione Nuovi Giunti. Dopo un colloquio con la dottoressa Giada Sibahi furono cambiate le disposizioni e la sorveglianza passò a ‘grande’ per via dei possibili intenti suicidi. La Polizia Penitenziaria, su disposizione della comandante Annalisa Gadaleta, doveva passare almeno ogni venti minuti per controllarlo.
Lodi, secondo le ricostruzioni delle scorse udienze, avrebbe avuto tre ore di tempo per costruire con un lenzuolo (che secondo le linee guida non avrebbe dovuto essere in cella) e due manici di scopa il marchingegno con cui si è tolto la vita.
Prossima udienza il 20 maggio.
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