Spal
24 Febbraio 2025
Possibile che tutti quelli che arrivano a Ferrara magicamente non ne azzecchino una, per poi andarsene da un'altra parte e diventare dei dominatori?

Spal, what’s the problem?

di Redazione | 4 min

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di Daniele Vecchi

What’s the problem?” disse Michael Jackson alla fine della suite video “Thriller” nel 1982, tranquillizzando la sua ragazza dopo dieci minuti di zombie e morti viventi che distruggono case e vogliono mangiarti vivo.

Come il cantante dagli occhi da zombie (nel finale a sorpresa di quel video), chiediamo e ci chiediamo, qual è il problema di questa Spal?

Cercando di guardare oltre l’atavico immobilismo societario, i deficit di attenzione reiterati da parte dei giocatori e la retrospettiva delle velleitarie dichiarazioni di presunta grandezza da parte del presidente, proviamo ad analizzare il più dettagliatamente possibile alcune cose accadute negli anni della presidenza post-Colombarini.

In ordine sparso, si può affermare che alcuni giocatori (ma anche allenatori, dirigenti e direttori) transitati da Ferrara in queste ultime stagioni, avevano fatto bene prima di arrivare qua, e stanno facendo bene una volta usciti dalle Mura.

A questo riguardo, gli esempi sono molteplici:

Senza scomodare giocatori passati sotto traccia in città come Emmanuel Latte Lath (protagonista al San Gallo in Svizzera, al Middlesbrough in Championship inglese, e ora acquisto di lusso ad Atlanta con lo United nella Major League Soccer) o Caleb Okoli (ora al Leicester in Premier League e nel giro della nazionale), giocatori di grande valore non solo nazionale ma europeo che sono stati lasciati andare con colpevole indifferenza, si può affermare che giocatori come Gabriel Strefezza, Lorenzo Colombo o i fratelli Sebastiano e Salvatore Esposito stiano facendo delle ottime carriere in Serie A o in Serie B.

Tutti giocatori giudicati scarsi, deficitari o comunque sacrificabili nella gestione societaria spallina di quel tempo.

Andando un pochino più a fondo, si può parlare poi di Kevin Piscopo che sta giganteggiando in Serie B con la Juve Stabia, di Simone Rabbi, grande rendimento nel Cittadella sempre in Serie B, si può parlare di Marco Carraro, tra i migliori centrocampisti della Lega Pro a Vicenza assieme a Nicola Rauti (a segno anche ieri nella vittoria dei biancorossi a Lumezzane), oppure di Marco Rosafio pilastro del Potenza, o ancora Marco Tumminello, cannoniere nel Crotone con 16 gol. Per non parlare poi dei giocatori del settore giovanile ceduti in prestito quest’anno perché “non trovavano spazio in questa rosa”.

Infatti Filippo Puletto e Nicolò Contiliano, fieri cuori spallini e Campioni d’Italia Under 18 nel 2022 con mister Massimo Pedriali (titolo bissato anche nel 2023, a testimonianza della immensa gestione delle giovanili biancazzurre nei dieci anni precedenti) sono stati “costretti” a giocare (bene) in maglia Carpi.

Sempre parlando di giovanili della Spal, si ritorna alla Juve Stabia, ora al quinto posto in Serie B, dove il portiere è Demba Thiam, scaricato dalla Spal sia nella scorsa stagione sia in questa, e che in Campania ha guadagnato una promozione in Serie B e un attuale grande campionato cadetto, sempre da protagonista.

E quindi?

Possibile che tutti arrivino a Ferrara e magicamente non ne azzecchino una, per poi andarsene da un’altra parte e diventare dei dominatori?

Possibile?

A riguardo bisogna citare tre frasi significative che fotografano la situazione alla perfezione. Una in italiano, una in inglese, e una in italiano tradotta dall’inglese.

In italiano ci ha pensato il santo Vujadin Boskov qualche decennio fa: “Chi ha sbagliato?

No, non Pagliuca, qualcun altro.

In inglese le parole sono di Jimmy Butler, giocatore Nba che spiega perché se n’è andato dai Philadelphia 76ers nel 2020: “Don’t know who’s in charge over there” (“Non si capisce chi comanda lì dentro“).

E infine le parole del mai troppo compianto Sergente Hartman in Full Metal Jacket: “E qui il cerchio si stringe“.

Ed eccoci arrivati al punto.

È molto probabile infatti che quando giocatori, direttori, staff e allenatori vari arrivano a Ferrara trovando il nulla societario e non trovando nessun punto di riferimento, nessuna progettualità, nessun planning a medio lungo termine, ma trovando invece un vivere alla giornata nella speranza che arrivino nuovi finanziatori, o miracoli che portino qualche decina di migliaia di euro, i risultati sul campo possono essere come quelli che stiamo vedendo in questi mesi (anni) a Ferrara.

Spiegazione un po’ semplicistica, ovviamente, ma probabilmente non molto lontana dalla verità.

Una cosa però è certa: Ferrara, la nostra città e città della Spal, non merita tutto questo.

 

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