Attualità
21 Febbraio 2025
Dall'assessorato alle Politiche sociosanitarie duemila euro per il nuovo progetto di empowerment e benessere psicofisico rivolto a studenti, operatori e cittadinanza

Salute mentale, il teatro come terapia di comunità

di Redazione | 3 min

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di Elena Coatti

“La salute o è comunitaria, o non è”. E’ di questa idea Domenico Giuseppe Lipani, direttore del Centro Teatro Universitario (Ctu) a cui è affidata la direzione scientifica del laboratorio teatrale “Il teatro della mente nel teatro del corpo”. Il progetto di promozione della salute mentale, partito lunedì 17 febbraio, vede un ampio parterre di istituzioni e associazioni del territorio. Si terrà presso il Ctu ogni settimana da febbraio a maggio, con una performance finale aperta al pubblico, e si rivolge a operatori sanitari, studenti del corso di laurea in Tecnica della riabilitazione psichiatrica, familiari di persone in cura, caregiver e cittadinanza. L’eterogeneità dei partecipanti consentirà loro, attraverso la pratica teatrale, di crescere emotivamente come individui in una collettività.

Sarà, inoltre, un’opportunità per scoprire che “non esistono matti, ma solo persone che funzionano in un altro modo”, secondo la presidente dell’associazione La Formica, Daniela Libadori, che ha partecipato alla presentazione del progetto. Oltre a Libadori, presenti anche tutti i rappresentanti di chi ha cooperato alla sua realizzazione: Marco Bresadola, delegato al Public engagement di Unife e direttore del dipartimento di Studi umanistici; Cristina Coletti, assessora alle Politiche socio-sanitarie; Franca Emanuelli, responsabile del Dipartimento assistenziale integrato salute mentale dipendenze patologiche; Elisa Veronesi, segretaria Spi-Cgil; Michalis Traitsis, presidente Balamos Teatro e direttore artistico del laboratorio.

Il teatro diventa strumento per valorizzare quelle persone che non vivono una vita facile – afferma Coletti -. Per questo l’assessorato alle Politiche sociosanitarie sostiene l’iniziativa con un contributo di 2mila euro al fine di promuovere la socialità e il confronto tra cittadini, operatori sanitari, familiari e utenti dei servizi di salute mentale”. La soddisfazione della riuscita di tale coprogettazione è tanta per Bresadola perché “questo progetto non promuove solo l’integrazione tra diverse realtà, ma dimostra come il teatro possa essere un potente strumento di inclusione”.

Un’occasione unica di formazione anche per gli studenti di Tecniche della riabilitazione psichiatrica che “arricchirà il loro percorso di studi”, secondo Lipani. “Il teatro è un catalizzatore per creare comunità – aggiunge – e, per quanto indispensabili, le risposte al benessere mentale non possono essere unicamente cliniche”. Per Veronesi, grazie al laboratorio teatrale “viene prospettata a tutti i partecipanti la possibilità di prendere parte a una esperienza trasferibile anche in altri contesti di vita, a dimostrazione che la salute e il benessere sociale crescono e si sviluppano attorno a culture, strategie e politiche condivise e partecipate della cura”. Per questo afferma che Spi Cgil è entrata in questa coprogettazione “credendo nella possibilità di creare partnership strategiche”.

“Si tratta di un progetto capace di germogliare – sottolinea Emanuelli – perché vede insieme operatori e studenti”. “A questo si aggiunge la possibilità di sperimentare, attraverso il teatro e i suoi linguaggi – continua -, nuovi codici per ‘muovere lo stigma’ in un contesto paritario dove giudizi, pregiudizi e ruoli predeterminati sono sospesi“.

“Il teatro è terapia di comunità – conclude Traitsis -. Stimola la conoscenza di sé e del mondo circostante, l’esplorazione delle potenzialità comunicative del linguaggio verbale e non verbale, il potenziamento delle capacità di osservazione e ascolto fra i soggetti coinvolti e lo sviluppo di atteggiamento collaborativi e di fiducia negli altri. Un progetto, dunque, che saprà mettere insieme l’arte della scena e l’arte della cura“.

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